Il personaggio

Roma 2024 e il buco di Italia 90: sette miliardi spesi in cose inutili

9 Giugno 2016

Non solo l’uscita maldestra di Zenga, il colpo di testa di Caniggia, con l’Italia poi eliminata ai rigori in semifinale dall’Argentina. La foto peggiore delle notti magiche di “Italia 90” è un debito che ci ha seguito fino al 2015, quando a bilancio figuravano ancora 61,2 milioni di euro da saldare e il cui giustificativo era la legge 65 del 1987, quella che servì a finanziare le nuove strutture sportive destinate ai Campionati del Mondo.

Una spesa complessiva quantificata in oltre 7mila miliardi di vecchie lire (di cui 6mila provenienti dalle casse statali): al cambio attuale 3,47 miliardi di euro, calcolando l’inflazione circa 7 miliardi. Era la stagione degli appalti d’oro, Tangentopoli era ancora lontana da venire e in quell’affare della rampante Italia craxiana tutti si tuffarono gaudenti: furono costruiti o ammodernati stadi che oggi sono fatiscenti, pericolosi o già demoliti, oltre a una serie di infrastrutture mai utilizzate o presto abbandonate.

In totale, per i soli stadi furono spesi quasi mille miliardi. Di questi, 226 per il Delle Alpi di Torino, con un rialzo del 224% della spesa prevista e con tanto di inutile e scomoda pista d’atletica: chiuso nel 2006 e demolito nel 2009, oggi su quei terreni sorge lo Juventus Stadium. Il terzo anello del San Paolo di Napoli ha creato problemi strutturali all’impianto, e il nuovo e futuristico San Nicola di Bari sta oggi cadendo a pezzi. Per ammodernare l’Olimpico di Roma furono spesi 235 miliardi, con una lievitazione del 181% grazie ad appalti concessi per lo più con trattativa privata.

Ci furono diverse inchieste, quasi tutte finite con un nulla di fatto, e due proposte d’inchiesta parlamentare (1992 e 1999) mai partite. Ma gli sperperi non si fermarono agli stadi. Solo nella capitale furono costruite la stazione Farneto, la leggenda vuole ci siano passati quattro treni fino a quando ha chiuso nel 2008; la stazione Vigna Clara, da subito inservibile perché furono sbagliate le misure e in galleria non passavano due treni; l’Air Terminal di Ostiense, inutilizzato fino a quando nel 2012 l’ha preso Farinetti per Eataly.

A Milano ancora ricordano il maxi albergo di Ponte Lambro, un ecomostro mai aperto e abbattuto nel 2012. Sacrificati sugli altari degli appalti d’oro dei costruttori, furono 24 gli operai morti nei cantieri, quasi 700 quelli gravemente infortunati. I Mondiali furono assegnati all’Italia nel 1984, quando a Palazzo Chigi c’era Bettino Craxi e al Coni un altro socialista come Franco Carraro. A presiedere il Comitato Organizzatore fu chiamato Luca Cordero di Montezemolo, che non fu mai indagato né sentito come persona informata dei fatti, ma che dopo quel disastro ne combinerà altri a Rcs, alla Juventus e, dopo l’intermezzo vincente, alla Ferrari.

Oggi Montezemolo presiede il Comitato Promotore di Roma 2024 e – nel caso che nel 2017 i Giochi 2024 siano assegnati all’Italia – ha detto che si farà da parte e lascerà gli incarichi organizzativi ad altri. Esaurita la sua presunta spinta propulsiva in termini di notorietà, se Roma dovesse ottenere le Olimpiadi, è bene che rispetti l’impegno essendo, tra l’altro, il simbolo di una stagione politica e di un grande evento sportivo fallimentare ben oltre il gol di Caniggia.

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