Ucraina, raid sugli impianti energetici: “Ridotta la potenza delle centrali nucleari”. L’Aiea: “Situazione peggiore da settembre 2024”
I pesanti raid lanciati nelle scorse ore dalle forze armate russe sulle strutture di produzione energetica dell’Ucraina – con 635 droni, 3 missili aerobalistici Kh-47M2 Kinzhal e 35 missili da crociera Kh-101 e Iskander-K, ha riferito l’Aeronautica militare di Kiev – fa risalire la soglia di allerta sulle centrali nucleari. La situazione viene costantemente monitorata dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che nelle ultime settimane ha lanciato diversi allarmi circa la sua pericolosità.
“Il nemico ha lanciato un altro massiccio attacco al sistema energetico ucraino, il nono dall’inizio dell’anno – ha dichiarato il ministro ad interim dell’Energia Artem Nekrasov (il titolare Hernan Galushchenko, coinvolto nell’inchiesta “Midas”, è stato sospeso dal Parlamento -). Di conseguenza, i consumatori delle regioni di Rivne, Ternopil e Khmelnytskyi si sono ritrovati quasi completamente senza elettricità”, ha aggiunto Nekrasov, riferendosi a due aree – Rivne e Khmelnytskyi – nelle quali sorgono due importanti impianti atomici. A causa di questi raid “le centrali nucleari sono state costrette a ridurre la loro capacità di generazione – ha proseguito il ministro -. Si è verificata una grave violazione dei requisiti internazionali per la sicurezza nucleare (…). Questo fatto non dovrebbe passare inosservato dinanzi alla comunità mondiale“.
L’Agenzia dell’Onu che monitoria le strutture l’allarme lo ha lanciato da tempo. “La persistente instabilità della rete elettrica ucraina continua a compromettere la sicurezza nucleare”, ha dichiarato il 19 dicembre il Direttore Generale dell’Aiea Rafael Mariano Grossi, parlando degli attacchi che il 13 dicembre avevano interrotto per la dodicesima volta dall’inizio del conflitto l’alimentazione elettrica esterna della centrale di Zaporizhzhya che, trovandosi nel sud-est del paese in una zona di combattimenti attivi, è considerata uno degli impianti a sottoposti ai rischi maggiori.
Tra il 1° e il 12 dicembre, ha spiegato lo stesso giorno l’Agenzia in un comunicato ufficiale, un team di osservatori ha valutato lo stato di 10 sottostazioni elettriche, strutture che forniscono alle centrali l’elettricità necessaria per il raffreddamento dei reattori e il funzionamento dei sistemi di sicurezza: “L’obiettivo della missione era valutare i danni, esaminare gli interventi di riparazione e individuare misure pratiche per rafforzare la resilienza dell’alimentazione elettrica esterna alle centrali”. Dalle ispezioni è risultato che “la situazione della rete è ora nella sua condizione peggiore da quando l’Agenzia ha iniziato a monitorare le sottostazioni nel settembre 2024″. “Gli attacchi alla rete elettrica ucraina sembrano coordinati per massimizzare i disagi e la loro frequenza e portata sottolineano che la stabilità complessiva della rete si sta deteriorando anziché migliorare”, ha aggiunto Grossi. Che nelle ultime ore, dopo aver presentato a Buenos Aires la sua candidatura alla carica di segretario generale delle Nazioni Unite, ha annunciato: “Saremo a Mosca presto, probabilmente a marzo”.
L’allerta rimane alta anche sulle altre centrali del paese. Compresa quella di Chernobyl, protagonista dell’incidente che a metà degli anni ’80 tenne per mesi il mondo con il fiato sospeso. Sergiy Tarakanov, direttore generale della struttura, ha spiegato all’agenzia Afp che se il New Safe Confinement l’enorme involucro progettato per isolare i resti del reattore 4 distrutto dall’esplosione del 26 aprile 1986, venisse colpito da un missile russo, “per esempio un Iskander” come quelli utilizzati le scorsa notte, potrebbe essere distrutto. Se l’ordigno finisse per impattare sulla grande copertura in acciaio e cemento, colpita da un drone lo scorso 14 febbraio (nella foto) e riparata in maniera non definitiva, o cadesse anche solo nelle immediate vicinanze, potrebbe causare forti vibrazioni assimilabili a un “mini-terremoto” e “nessuno può garantire che la struttura resterebbe in piedi – ha avvertito Tarakanov -. Questa è la principale minaccia”.