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Nessuno tocchi Corona: come uomo mi disgusta, ma stavolta è diverso

Corona non è un bullo, perché i bulli se la prendono sempre ed esclusivamente con i più deboli. No. Corona è un bullone

di Eugenio Lanza

Nessuno tocchi Corona. Anche se si tratta di uno dei personaggi pubblici più lontani dall’idea di uomo che vorrei essere. In termini di moralità, di lealtà, di rapporto con la legge e con il vivere comune, di empatia, e in generale di valori attribuiti alle cose della vita.

Aggiungiamo poi un dettaglio, solo per completezza. Nell’esistenza ci sono anche le azioni, oltre ai pensieri e ai caratteri. Io non sono giudice di nessuno, né con la toga, perché non ho fatto il concorso, né con la penna, perché non mi occupo di cronaca giudiziaria. E so bene che la Cassazione non autorizza a riafferrare la pietra. Tuttavia prendere qualcuno per il bavero della dignità, e con fare fraterno chiedere qualche fiorino per evitargli la seccatura del pubblico ludibrio, è un comportamento che mi disgusta oltre ogni requisitoria.

Insomma, un uomo a dieci facce, un narciso senza scrupoli, un arrivista che ovunque cammini è sempre circondato da specchi. Uno che non potrebbe essere mio amico, ecco. Per quanto va detto che abbia pagato severamente col carcere tutti i suoi errori.

Ma stavolta è diverso. Stavolta ha dato una notizia. Ed è cosa rara in Italia.

Ha utilizzato l’articolo 21 della nostra Costituzione, che garantisce la libertà di parola e di stampa, per difendere gli articoli 2, 3 e 4. Rispettivamente, quello che riconosce i diritti inviolabili dell’uomo; quello che ordina alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, e di favorire la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione del Paese; e quello che sancisce il diritto al lavoro e il dovere di svolgere un’attività secondo la propria scelta, per concorrere al progresso della società. Attori, ballerini, aspiranti vip, divetti e starlette, privi o pieni di talento non importa, avevano e hanno il diritto ad essere giudicati solo in base alle loro doti artistiche. Nient’altro.

“Signorini non è un vertice della pubblica amministrazione che utilizza lo strumento sessuale come ricatto”, potrebbe obiettare qualcuno. “Non è mica un concussore!”. E con questo? L’afflato progressista del MeToo si è già spento? O è forse riservato al genere femminile?

Che Mediaset sia un’azienda privata lo sappiamo benissimo, ma è anche un luogo di lavoro. E la dignità del lavoratore comincia ancor prima che firmi un contratto (Legge 4/2021). Senza contare, peraltro, che in Italia non vi è la stessa concorrenza, e dunque le stesse opportunità, che si hanno ad esempio negli States. Provate ad immedesimarvi in chi avrebbe dovuto dire no. Quel diniego avrebbe potuto mettere almeno mezza pietra tombale su delle legittime aspirazioni.

Signorini, con i presunti metodi di cui è accusato, era un ostacolo al “progresso materiale della società”, e conoscere la verità è stato un passo per rimuoverlo. Che poi Corona non abbia volontariamente agito come custode della Costituzione, a me non importa. Può aver parlato per dispetto, per denaro, per essere al centro dell’attenzione, chissà. L’importante, ci direbbe Hegel, è che sia stato anche inavvertitamente lo spirito del mondo su una supercar.

Corona non è un bullo, perché i bulli se la prendono sempre ed esclusivamente con i più deboli. No. Corona è un bullone. Sì, un bullone, una vite, uno stelo metallico. Di quelli che si usano nelle fabbriche. Quando cade comincia a rimbalzare e va dove vuole, come una scheggia impazzita. Molte volte colpisce i deboli, e si diverte a infilarsi al caldo della scarpa di un povero metalmeccanico, partendo dal colletto e rendendo intollerabile un turno intero. Crudele.

Ma, ogni tanto, capita che vada ad incastrarsi tra gli ingranaggi delicatissimi di un’enorme struttura, perfetta ma delicatissima. Magari utilizzata per costruire armi di distrazione di massa. Bum! Tutto a pezzi e pagherà il padrone. Qualcuno accenna un sorriso maligno. Per questo nessuno tocchi Corona. Per poter scoprire il marcio nascosto dalle luci abbacinanti dei proiettori Fresnel. Proprio là. Al ballo mascherato della celebrità.

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