Polymarket, la piattaforma blockchain dove si scommette su guerre ed elezioni: tra soffiate e mappe falsificate per influenzare i mercati
Non c’è limite alle scommesse su Polymarket, la piattaforma blockchain dal valore di 9 miliardi di dollari, dove si gioca d’azzardo su guerre e crisi, tra cui Ucraina e Venezuela, alla pari delle partite di Nba, Nfl e Premier League. Su Polymarket si scommette sul cessate-il-fuoco tra Mosca e Kiev per un volume d’affari di quasi 62 milioni di dollari, ma anche sulla data di inizio dell’intervento militare Usa in Venezuela, dove il giro supera i 40 milioni di dollari. Due opzioni, “Sì” o “No”, con una rosa di date su cui puntare. C’è anche un totonomi sugli Epstein files ed è partita aperta sulle presidenziali in Portogallo che si terranno nel gennaio 2026. Gli utenti partecipano acquistando azioni, che vanno da zero a un dollaro, a seconda delle probabilità.
L’asse politico-finanziario
Polymarket intreccia esponenti delle élite statunitensi, come l’investitore Jeffrey Sprecher – Ceo di Intercontinental Exchange e a capo della Nyse di New York che ha investito 2 miliardi di dollari per integrare la piattaforma nei circuiti finanziari – e Donald Trump Jr., il quale vi partecipa attraverso 1789 Capital, fondo di investimento volto a rilanciare le “eccellenze Usa” attraverso il “capitalismo patriottico“. Polymarket si presenta come “il più grande portale di predizioni” e vanta un presunto “oracolo”, che mescola fonti Osint, “mappe militari” o “bollettini ufficiali” per fornire informazioni agli utenti. Ma in realtà questo “oracolo” è soggetto a “sabotaggi” e “operazioni di disinformazione” volte a “dirottare le scommesse“, trasformando le notizie in “un asset manipolabile”, come riportano le inchieste eseguite da Fortune, 404 Media e Bloomberg.
La falsa mappa dell’Isw
È successo a metà novembre, quando i mercati si sono chiusi con ritorni del 33mila per cento finiti nelle mani di una strettissima cerchia di account sulla base della caduta, mai avvenuta sul fronte, di un’area chiave: la città ucraina di Myrnohrad. A ricostruire la vicenda è stato 404 Media, svelando la manipolazione di una mappa appartenente al think tank americano Institute for the Study of War. La mappa è sparita dai radar una volta chiusi i mercati e riscosso il bottino. Tra i principali account vincitori spunta DeepFrontier che ha incassato 1 milione e mezzo di dollari, di cui si è persa traccia attraverso Crypto mixers. C’era anche un bot, Orakle_Hunter_99, che ha “anticipato l’occhio umano” nel notare le variazioni della mappa, guadagnandoci sopra.
Dopo l’episodio l’Isw ha rilasciato una nota denunciando “l’edizione non autorizzata” e “non approvata” della loro mappa interattiva, sottolineando che il lavoro del think tank mira a “salvare vite”, non va usato come “tavolo da gioco“. Anche il collettivo ucraino Deep State ha condannato la vicenda: “Polymarket incentiva menzogne sul fronte soltanto per muovere denaro”. La scommessa sulla caduta della città, nel momento in cui si scrive, resta aperta sul portale, con un volume di quasi 1 milione di dollari.
Lo spionaggio sul Nobel
Altra controversia si è verificata con la soffiata sul nome della dissidente venezuelana María Corina Machado come vincitrice del Nobel per la Pace, con l’account DirtyCup che ha spostato le quote dal 4% al 77% prima dell’annuncio ufficiale. “È spionaggio economico volto a saccheggiare l’integrità delle nostre istituzioni”, ha denunciato Kristian Berg Harpvigen, dell’Istituto di ricerca per la pace di Oslo, all’emittente norvegese Tv2.
Follow the money
Su iniziativa di Sprecher, i dati di Polymarket sono vincolati ai terminali di Intercontinental Exchange e possono incidere sui costi delle materie prime. Per il Ceo la piattaforma è capace di “aiutare i mercati tradizionali” ad anticipare la “volatilità della geopolitica“. Ma non mancano le perplessità circa la manipolazione dell’informazione. “Fino al 30% del volume di investimenti è artificiale”, svela un’inchiesta di Fortune che analizza dati di Chaos Lab e Inca Digital e che parla di “account coordinati che acquistano e vendono tra loro per spostare l’ago della bilancia dell’opinione pubblica verso narrative politiche specifiche”. A sua volta Samuel O’Brient, analista di TipRanks, ha avvertito che “Polymarket non predice il futuro”, ma è uno mero “strumento di propaganda” per manipolare i mercati. In Italia la piattaforma era finita, a metà ottobre, a nella blacklist dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che ne ha ordinato il ripristino con un provvedimento dello scorso 15 dicembre.
Polymarket resta in fondo un problema globale là dove gli introiti di account come DeepFrontier o DirtyCup non fanno ritorno immediato ai circuiti bancari tradizionali ma verso “portafogli digitali vincolati a fondi di copertura” con sede nelle Isole Cayman e nelle Isole Vergini Britanniche. Destinazione finale: l’universo delle criptovalute, profondamente legato – secondo Public Citizen – ai Comitati di azione politica che fanno “pressing sui legislatori Usa” e “operano in pro della deregolamentazione finanziaria”.