La prevedibile fuga degli ispettori del lavoro è l’amara conferma di un fallimento
Quella che doveva essere l’icona di una riforma, il luogo deputato a unificare e potenziare l’attività ispettiva contro lo sfruttamento e per la tutela dei lavoratori e della sicurezza sul lavoro, si sta rivelando, a dieci anni dalla sua istituzione, un fallimento, la cui amara conferma è la scarsa attrattività e la fuga in massa dei suoi funzionari verso altri enti.
L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) è nato nel 2015 con l’ambizione di accentrare le funzioni ispettive, comprese quelle previdenziali e assicurative prima in capo all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) e all’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL). Il progetto, tuttavia, non è mai decollato e rischia oggi la “consunzione”, come denunciato da più parti.
I numeri della crisi: organici decimati e concorsi a vuoto
I dati che emergono sono allarmanti e disegnano il quadro di un ente in profonda sofferenza. La carenza di personale è drammatica, soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, dove in alcune sedi l’organico manca fino a due terzi del personale necessario. A Milano, ad esempio, a fronte di un organico previsto di 370 persone, ne sono presenti appena 130.
I tentativi di reclutamento si sono rivelati inefficaci. Due anni fa, l’INL ha bandito un concorso per 1149 posti da ispettore tecnico: ne sono entrati 850, ma ne sono rimasti in servizio solo 600, meno della metà di quelli necessari. I neoassunti, infatti, hanno preferito migrare verso altre amministrazioni pubbliche, come l’Agenzia delle Entrate, o verso il settore privato, attratti da migliori stipendi e prospettive di carriera.
L’ultima tornata concorsuale ha confermato la tendenza: per soli 34 posti in Friuli Venezia Giulia si sono presentati in dieci, con appena 6 idonei. In Liguria, per 6 posti, i candidati erano 17 e gli idonei 11. In Lombardia, su 190 posti, i candidati sono stati 89 e i vincitori appena 55. E non è affatto scontato che questi ultimi firmino il contratto, vista l’esperienza passata.
La fuga verso INPS e INAIL
Il sintomo più evidente delle criticità in cui versa l’INL è la reazione dei funzionari stessi. Decine e decine di colleghi, come mi è stato confermato, si stanno candidando in massa al nuovo concorso congiunto bandito da INPS e INAIL, che prevede l’assunzione di 448 ispettori di vigilanza (di cui 355 per l’INPS e 93 per l’INAIL).
I funzionari dell’INL lamentano da tempo uno scarto inaccettabile tra la retribuzione e l’enorme responsabilità di firmare verbali che devono reggere in tribunale. In queste condizioni, è naturale che un ispettore preferisca un altro ente con migliori condizioni economiche e di carriera.
L’attività ispettiva: più controlli, ma a che prezzo?
Nonostante la crisi di personale, l’attività ispettiva complessiva ha registrato un aumento. Nel 2024, gli accessi ispettivi totali (INL, INPS, INAIL) sono stati 158.069, con un aumento del 42% rispetto all’anno precedente. L’INL, in particolare, ha visto un incremento del 59% degli accessi rispetto al 2023.
Tuttavia, questo aumento quantitativo non deve ingannare. L’attenzione alla lotta al sommerso, spinta anche dagli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rischia di incentivare interventi veloci a scapito di indagini più approfondite su appalti, subappalti e orari di lavoro, che richiedono tempo e risorse.
I risultati del 2024 mostrano che su 90.831 ispezioni definite, ben 65.096 sono risultate irregolari, con un tasso di irregolarità del 71,7%. Sono stati accertati illeciti che riguardano 120.442 lavoratori, un aumento del 15% rispetto all’anno precedente. Tra i dati più significativi: 19.008 lavoratori in nero e 13.458 casi di interposizione fittizia di manodopera. Le violazioni in materia di salute e sicurezza sono schizzate a 83.330, un incremento del 127% rispetto al 2023.
Questi numeri, pur evidenziando l’efficacia dell’azione di intelligence nel trovare le irregolarità, non possono nascondere la fragilità strutturale dell’ente. Se l’attività ispettiva è costretta a operare con organici ridotti e personale demotivato, il rischio è che la tutela dei diritti e della sicurezza sul lavoro diventi una chimera.
La politica deve ascoltare il grido d’allarme che arriva dal campo. Non basta promettere qualche centinaio di posti in più se poi, alla prima occasione, se ne perdono altrettanti. È necessario un intervento strutturale che valorizzi il personale, garantisca retribuzioni adeguate alle responsabilità e assicuri all’Ispettorato l’autonomia e la terzietà necessarie per svolgere la sua fondamentale missione. Altrimenti, il rischio è che la crisi si risolva per consunzione, lasciando i lavoratori più esposti e lo Stato più debole.