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Come può un paese considerarsi democratico se diritti umani e opinione pubblica non hanno più valore?

In Italia diritti umani e opinione pubblica sembrano aver perso valore di fronte al potere politico ed economico
Come può un paese considerarsi democratico se diritti umani e opinione pubblica non hanno più valore?
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di Maurizio Albani

Partendo dal presupposto che per poter lavorare bene ai dettagli è importante avere delle fondamenta solide su cui costruire, se guardiamo lo stato attale del sistema sociale in cui viviamo credo che tutti possiamo concordare sul fatto che sarà sempre molto difficile poter raggiungere una soddisfazione popolare nei riguardi del lavoro svolto dalla pubblica amministrazione e i risultati che essa può produrre, visto il grande divario che esiste tra chi ne è autore e chi ne è spettatore.

Politica, soldi e leggi di mercato non hanno fatto altro che accrescere e consolidare il potere di chi, per posizioni politiche o valori commerciali, riesce a raggiungere una posizione di forza tale da impedire e condizionare totalmente chi come noi cittadini vive in un paese come semplice consumatore senza alcuna possibilità di intervento o partecipazione.

La tendenza di chi vive in posizioni di potere politico ed economico è spesso quella di dividere le persone per mantenerle in una condizione di debolezza e impotenza, facili da gestire e governare. Se aggiungiamo anche che viviamo un’epoca storica protagonista di un grande sviluppo tecnologico accompagnato da un sistema gestito da ideologie medievali, è un po’ come avere una gamba più lunga e una più corta ed insistere a camminare zoppicando senza voler ammettere che la gamba meno evoluta bisognerebbe almeno farla crescere ed aggiornarla al pari dell’altra se non si vuole inciampare.

Una semplice domanda: come può un paese considerarsi democratico se diritti umani ed opinione pubblica non hanno più alcun valore? Un problema pesante e diffuso, a quanto pare non solo in Italia.

E’ chiaro che gli elementi di discussione da affrontare sarebbero molti e complessi, e ci sarebbe anche molto da approfondire in ogni settore, cose che spetta sicuramente a chi ha competenze ed esperienza dove è necessario, ma direi che è altrettanto indiscutibile il fatto che se non si presuppone di ripristinare l’equilibrio sociale che abbiamo smarrito, o forse mai avuto, sarà difficile poter immaginare di mettere in pratica un concreto cambiamento che porti beneficio e riporti i valori umani e la dignità delle persone come principi fondamentali per la costruzione di una società sana.

Credo sia un diritto irrinunciabile delle persone quello di avere la possibilità di decidere, contribuire e partecipare a ciò che è la vita sociale di un paese per avere la possibilità di costruirne il futuro, cosa difficile da immaginare senza il raggiungimento di una parità sociale che metta sulla stessa scala di valori ogni singolo cittadino che risiede in un paese. Semplicemente abbiamo tutti lo stesso valore e semplicemente abbiamo tutti lo stesso diritto, semplicemente nella realtà in cui viviamo c’è troppo divario ed è una cosa che tutti dovremmo imparare e capire, anche chi non ne ha voglia. Bisognerebbe rendersi conto che è fondamentalmente un grave problema di educazione civica e culturale, di tolleranza e rispetto, abbiamo gravi lacune che risiedono nella capacità di convivere e accettare le persone che vivono intorno a noi e la politica ed il denaro non fanno altro che aumentare le distanze.

Finché non si ammette che politica e soldi dividono e la soluzione sta nella collaborazione, fra persone ma anche fra paesi, faremo sempre ciecamente a pugni. Giustizia? Certo, ma credo ci farebbe bene anche coltivare un po’ di intelligenza emotiva ed empatia.

Una società sana è una società in equilibrio e, in parole umili e povere che sono sempre le più efficaci, senza equilibrio ci sarà sempre chi sta sopra e chi sta sotto e tutto il resto è conseguenza. Vuoi una casa solida? Costruisci buone fondamenta e tutto quello che ci metterai sopra starà bene in piedi. Amen.

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