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In Italia un soldato israeliano accusato di crimini guerra a Gaza: presentata denuncia alla Procura di Roma

La Fondazione Hind Rajab si è rivolta alla magistratura italiana, per il "presunto coinvolgimento del militare in crimini di guerra e contro l'umanità". L'appello dell'organizzazione: "L'Europa non diventi il suo rifugio"
In Italia un soldato israeliano accusato di crimini guerra a Gaza: presentata denuncia alla Procura di Roma
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La Fondazione Hind Rajab ha denunciato alla Procura di Roma un soldato israeliano membro dell’Idf, Israel Yitzhki, per “il presunto coinvolgimento in crimini di guerra, crimini contro l’umanità e atti di genocidio” commessi nella Striscia di Gaza tra la fine del 2023 e il 2024. La notizia è stata diffusa il 15 dicembre dalla Fondazione, secondo cui, in quella data, il militare si trovava nel nostro Paese. “Ai sensi del diritto internazionale e italiano – scrive Fondazione in un comunicato – l’Italia è legalmente tenuta a indagare e perseguire le persone sospettate di gravi crimini internazionali quando vengono trovate sul suo territorio”.

Secondo gli accertamenti portati avanti dalla Fondazione, anche attraverso l’analisi dei profili social, tra il 2023 e il 2024 Israel Yitzhki ha prestato servizio nel 432esimo Battaglione della Brigata Givati. E a Gaza si sarebbe reso responsabile, insieme ad altri, di atti riconosciuti dallo Statuto di Roma come crimini di guerra. L’elenco è lungo: “Distruzione di proprietà palestinesi non giustificata da esigenze militari, attacchi contro obiettivi civili, detenzione illegale, oltraggi alla dignità personale, trattamenti degradanti e inumani, e tortura”. Non solo. Le condotte del soldato israeliano, scrive la Fondazione, “potrebbero anche essere considerate crimini contro l’umanità, ai sensi dell’articolo 7 dello Statuto di Roma”. In una foto pubblicata sui stessi social il militare appare circondato da prigionieri palestinesi inginocchiati e bendati.

Sulla base di queste accuse, l’organizzazione ha quindi presentato denuncia alla Procura di Roma e ha chiesto alle autorità italiane di adottare alcune misure, tra le quali “la custodia cautelare in carcere, il sequestro dei passaporti e dei documenti di viaggio e la conservazione delle prove digitali”. L’Italia, ricorda, “‘è parte delle Convenzioni di Ginevra del 1949, dello Statuto di Roma e della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Questi strumenti impongono agli Stati un chiaro obbligo di ricercare, indagare e perseguire le persone sospettate di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, indipendentemente dalla nazionalità o dal luogo in cui i crimini sono stati commessi”.

Intitolata a Hind Rajab, la bambina palestinese di 5 anni uccisa da Israele a Gaza insieme alla sua famiglia, la Fondazione ha sede a Bruxelles e lavora per raccogliere le prove dei crimini di guerra israeliani a danno dei palestinesi e portare i soldati davanti alla Corte penale internazionale. Non è la prima volta che presenta denuncia contro i soldati dell’Idf. Già a luglio, in Belgio, due militari israeliani che si trovavano al festival di musica elettronica Tomorrowland erano stati fermati e interrogati dalla polizia proprio in seguito a un’azione avviata dalla Fondazione. I due erano stati rilasciati, ma contro di loro era stata avviata un’indagine penale dalla procura belga. Lo scopo delle azioni è chiaro: “Nessun paese europeo deve diventare un rifugio per gli autori delle atrocità commesse a Gaza”.

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