“Tre morti sospette tra i testimoni”, la denuncia di un giornalista croato sui “safari della morte” a Sarajevo
C’è un nuovo capitolo nell’inchiesta sui cosiddetti “safari della morte”. Il giornalista investigativo croato Domagoj Margetic definisce ‘sospette” le morti di tre testimoni diretti del caso dei turisti cecchini che sarebbero partiti dall’Italia, dopo aver pagato somme “ingenti” ai militari serbi, per partecipare all’assedio di Sarajevo e sparare “per divertimento” contro i cittadini della capitale bosniaca. I tre, secondo quanto scrive in una dichiarazione sui social media, Margetic, che un mese fa ha chiamato in causa il presidente serbo, Aleksandar Vucic, nella vicenda, sarebbero morti in un breve lasso di tempo.
Margetic fa i nomi di Slavko Aleksic, Branislav Gavrilovic Brnet e Vasili Vidovic Vasket. Queste tre persone avrebbero avuto informazioni sui cecchini o comunque sul meccanismo che gli permetteva di usare uomini, donne e addirittura bambini come bersaglio e di falciarli dalle postazioni in cima ai palazzi su cui installavano le loro armi i killer. Margetic il mese scorso ha depositato alla Procura di Milano – che indaga sull’intera vicenda in seguito a un esposto del giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni – una denuncia a carico di Vucic, che chiama in causa per una sua asserita presenza al ‘Sarajevo Safari’. “Da quando è iniziata in Italia l’inchiesta sul ‘Sarajevo Safari’, è stata avviata una operazione di pulizia per rimuovere i testimoni scomodi”, ha asserito Margetic nella sua dichiarazione. Coloro che conoscevano le tre vittime, secondo lui, sostengono che fossero persone sane e in buona salute. Vucic ha a più riprese smentito seccamente le accuse di coinvolgimento nella presunta vicenda del ‘Sarajevo Safari’, e ha annunciato querele contro i media internazionali che lo hanno coinvolto.
La vicenda era già stata raccontata alcuni anni fa con il termine “Sarajevo Safari” e anche attraverso un documentario che documenta come cittadini stranieri, disposti a pagare per sparare ai civili, prendessero parte a queste atrocità. Questi “turisti della guerra” avrebbero quindi partecipato al massacro di oltre 11mila persone tra il 1993 e il 1995.
Il fascicolo di Milano, al momento a carico di ignoti, riguarda i reati di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai motivi abbietti. Secondo le testimonianze raccolte, i partecipanti, perlopiù simpatizzanti dell’estrema destra e appassionati di armi, si radunavano a Trieste e venivano poi trasportati sulle colline intorno a Sarajevo, dove potevano sparare sulla popolazione dopo aver pagato le milizie serbo-bosniache guidate da Radovan Karadzic, poi condannato per genocidio e crimini contro l’umanità.
Nell’inchiesta è stata inserita anche una relazione inviata alla Procura dall’ex sindaca di Sarajevo, Benjamina Karic, che descrive i cosiddetti “ricchi stranieri amanti di imprese disumane”. Fonti dell’intelligence bosniaca, già a fine 1993, avevano segnalato la presenza di almeno cinque italiani sulle colline intorno alla città, pronti a sparare ai civili. Gavazzeni, nell’esposto, cita uno scambio di email del novembre 2024 con una fonte dell’intelligence bosniaca che conferma questi spostamenti e le identità dei partecipanti.