Mattarella benedice il riarmo: “Spese per la difesa mai così necessarie, anche se poco popolari”
Giorgia Meloni, la premier, siede sul palco d’onore insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del Senato Ignazio La Russa e quello della Camera, Lorenzo Fontana. Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, non c’è: il segnaposto appare e scompare. Matteo Salvini, meno spavaldo del solito, si limita a fare gli auguri a tutti. Antonio Tajani ostenta una sorta di euforia, anche se nell’incontro con Roberto Occhiuto, nel ruolo di sfidante per la leadership di Forza Italia, si nota un certo gelo. La tradizionale cerimonia per lo scambio degli auguri di fine anno al Colle, con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile, sembra risentire della tensione della manovra, con la maggioranza nel caos e la Lega che sconfessa il suo ministro. Sempre, però, nella maniera ovattata che la sede istituzionale richiede.
Il presidente della Repubblica ci tiene a stressare almeno un paio di concetti, in un discorso dai toni volutamente bassi: “È legittimo e necessario che ogni forza politica abbia la sua agenda, le sue priorità, una sua visione della realtà e delle dinamiche che la muovono”. Ma “ci sono alcuni grandi temi della vita nazionale che vanno oltre l’orizzonte delle legislature, e attraversano le eventuali alternanze tra maggioranze di governo. Temi che richiedono programmi a lungo termine, investimenti di risorse ingenti, impegni e sacrifici che riguarderanno le generazioni che verranno. Questioni strategiche che definiscono per il loro contenuto il futuro della nostra Repubblica”.
Della serie, chi vuole governare, su alcune questioni non deve deragliare. Per il presidente della Repubblica questo riguarda prima di tutto la politica internazionale. Per l’ennesima volta il Colle non solo ribadisce che c’è una parte giusta dalla quale stare, nello scacchiere geopolitico, ma si schiera dalla parte delle spese per la difesa. Un capitolo consistente anche della Manovra: “La spesa per dotarsi di efficaci strumenti che garantiscano la difesa collettiva è sempre stata comprensibilmente poco popolare. Anche quando, come in questo caso, si perseguono finalità di tutela della sicurezza e della pace, nel quadro di una politica rispettosa del diritto internazionale. E tuttavia, poche volte come ora, è necessario”.
Anche “per dare il nostro decisivo contributo alla realizzazione della difesa comune europea, strumento di deterrenza contro le guerre e, insieme, salvaguardia dello spazio condiviso di libertà e di benessere. Sicurezza nazionale e sicurezza europea sono oggi indivisibili, qualunque sia la prospettiva con la quale affrontiamo il tema della protezione della libertà e dello sviluppo delle nostre società”. Lo aveva già fatto lunedì, davanti agli ambasciatori, ma detta la linea. Sarà un caso ma Guido Crosetto, ministro della Difesa, gongola. Mentre Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei, dopo il patto sui prestiti all’Ucraina, che alla fine è arrivato “attraverso un meccanismo simile al Next Generation Ue”, come dice lui a quelli che saluta, all’unanimità e senza gli asset russi, appare soddisfatto.
Restano le gag in casa centrosinistra. Elly Schlein, segretaria del Pd, è l’unica in completo chiaro. Come aveva fatto Matteo Renzi al Colle la prima volta da premier per gli auguri natalizi, non passando inosservato. Un caso? “È una scelta voluta. Non potevo vestirmi di nuovo di nero”, dice lei. Ha il posto 3 sx. “Bene, sx sta per sinistra”. Poi arriva Matteo Renzi, pure lui 3 sx (si tratta della fila evidentemente). “Meno bene”, ironizza lei. Con Giuseppe Conte, accompagnato da Roberto Fico, si salutano sulle scale, prima che lui faccia una foto con alcuni arrivati in rappresentanza del Csm. Michele Emiliano si aggira con l’aria di chi forse non ha un lavoro preciso da fare (la Giunta della Puglia nella quale – forse – dovrebbe avere un assessorato ancora non c’è). E in un angolo c’è Francesco Saverio Garofani, il protagonista dell’ultimo caso con ipotetico complotto del Quirinale contro sia Meloni che Schlein a cena vista terrazza. In questo contesto, una sorta di ritorno del rimosso.