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“Sono diventato virale per un video, ma quando il telefono ha smesso di squillare ho capito che c’era altro”: il racconto del “Papu” Gomez

L'ex giocatore dell'Atalanta è oggi ripartito dal Padova dopo la squalifica per doping che l'ha tenuto fuori dai campi per due anni
“Sono diventato virale per un video, ma quando il telefono ha smesso di squillare ho capito che c’era altro”: il racconto del “Papu” Gomez
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“Qualcuno è sparito. Qualcun altro, e non me l’aspettavo, mi è stato vicinissimo”. Dal successo social nel 2018 con la canzone Baila como El Papu al declino per la squalifica per doping nel 2023. Alejandro Papu Gomez si racconta a La Gazzetta dello Sport e spiega come la sua vita sia cambiata da quella positività alla Terbutalina dopo aver assunto uno sciroppo del figlio per mitigare una crisi acuta di broncospasmo, il tutto senza il consenso del proprio medico e della società.

“A volte le cose brutte che ti succedono servono per capire chi veramente vuole starti vicino e chi no. Ho capito tante cose. Sì, per un video sono diventato virale, è stato bellissimo con la canzone, il ballo e tutto il resto. Ma quando il telefono ha smesso di squillare ho capito che c’era altro”, ha spiegato l’attuale calciatore del Padova, in Serie B, da dove è ripartito a sorpresa in estate.

“Ma non sono più così attivo sui social, questo mondo un po’ finto mi ha stancato“, ha raccontato Gomez. Un percorso inverso rispetto a quanto si vede oggi, con tanti personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo che cercano di accrescere la loro visibilità con un buon utilizzo dei social: “C’è tanto calcio sui social. Dalla Kings League, per esempio, mi hanno chiamato per giocare. Mi avrebbero pagato anche tanto. Ma non era per me. Stavo facendo un sacrificio enorme per tenermi in forma con l’obiettivo di tornare a giocare. Non potevo andare lì e poi pretendere che mi chiamassero dalla A o dalla B, sarebbe stata una mancanza di rispetto“.

Nel corso di questi anni Alejandro Gomez ha lavorato tanto sull’aspetto mentale dopo il periodo di squalifica per doping – due anni – che lo ha tenuto lontano dai campi di gioco. “Dopo la squalifica ho chiesto aiuto, ero entrato in un loop dal quale non riuscivo a uscire. Devo ringraziare però mia moglie, mi ha aiutato tantissimo, soprattutto a capire il percorso da fare e la strada da seguire. Ho dovuto trovare la forza per andare avanti: ero il mio preparatore fisico, il mio allenatore, il mio mental coach”.

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