Dopo le dimissioni di quattro collaboratori storici da Limes, il direttore della rivista di geopolitica, Lucio Caracciolo, interviene a Otto e mezzo, su La7, per commentare il dissenso maturato attorno alla sua linea editoriale sul conflitto in Ucraina, tema che negli ultimi mesi ha alimentato critiche e prese di distanza interne.
Federigo Argentieri, Franz Gustincich e Giorgio Arfaras hanno formalizzato l’uscita con un telegramma inviato a novembre 2025. Vincenzo Camporini, generale in pensione ed ex capo di Stato maggiore della Difesa, fino ad allora membro del consiglio scientifico, ha annunciato pubblicamente la sua decisione il 15 dicembre. Tutti e quattro hanno motivato l’addio accusando Caracciolo di essere troppo indulgente verso la Russia e ostile all’Ucraina.
Il direttore di Limes chiarisce innanzitutto il contenuto formale delle dimissioni: “Le motivazioni le ho lette nelle interviste, perché nelle loro dimissioni non ho trovato nulla. Parlo in particolare di Federigo Argentieri, di Giorgio Alfaras e di Franz Gustincich, che mi hanno inviato un telegramma in cui mi invitavano tassativamente a toglierli dal consiglio ma non c’era una motivazione. Il generale Camporini ha detto che non condivide la linea editoriale di Limes sull’Ucraina eccetera”.
Il giornalista respinge questa lettura e rivendica la natura analitica di Limes: “Vorrei ricordare che Limes non è una rivista politica di partito che sposa qualche causa. Noi siamo molto più modestamente una rivista che cerca di analizzare i conflitti“. Un lavoro che, sostiene, richiede l’ascolto di tutte le parti coinvolte: “Per analizzare i conflitti devi sentire le voci degli uni e degli altri. Se vogliamo usare una categoria morale, devi sentire le voci dei buoni e dei cattivi, altrimenti non ci capisci niente. Se vuoi pensare di avere tu la verità con la V maiuscola te la racconti e basta. Ma il nostro scopo non è quello di convincere qualcuno, bensì di mettere a confronto opinioni diverse e quindi devi tener conto anche delle opinioni dei russi”. Un approccio che, aggiunge, avrebbe una sua utilità anche nel dibattito italiano: “In questo paese, che a quanto pare molti considerano ormai in guerra con la Russia, sarebbe utile sentire le voci di entrambe le parti”.
Alla base delle polemiche, secondo Caracciolo, c’è una confusione di piani: “L‘intelligenza del nemico, se vogliamo utilizzare questa categoria, viene evidentemente confusa da qualcuno con l’intelligenza col nemico. Sono due cose leggermente diverse”.
Nel corso della trasmissione, rispondendo a una domanda di Lilli Gruber sull’andamento della guerra, Caracciolo ribadisce una posizione improntata al realismo: “Non c’è mai stato un negoziato perché fino a prova contraria il negoziato dovrebbe essere fra quelli che si stanno facendo la guerra, cioè tra russi e ucraini”. I contatti restano, a suo giudizio, indiretti e insufficienti.
Il rischio principale resta il prolungamento del conflitto: “Continuando la guerra, e rischia di continuare ancora parecchio, alla fine può sfuggire di mano e può allargarsi. Questo evidentemente non sarebbe nell’interesse di nessuno, certamente non nel nostro e quindi io spero che si arrivi comunque a una forma, la chiamerei più di tregua che di pace”.
E conclude: “Quello che forse non è abbastanza chiaro è che la gravità di questa guerra, le poste in gioco sono tali che non si può andare, almeno per il tempo visibile, a una vera pace. Dobbiamo prepararci a qualcosa che durerà molto a lungo”.