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Il maxi progetto di Ceriale e il cemento bipartisan: finiranno mai di costruire case in Liguria?

L'articolo di Grasso e Sansa denuncia lo sblocco di un vecchio progetto a Ceriale, Comune già con alta percentuale di case vuote
Il maxi progetto di Ceriale e il cemento bipartisan: finiranno mai di costruire case in Liguria?
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Un articolo a firma di Marco Grasso e Ferruccio Sansa su il Fatto Quotidiano denuncia la possibile continuazione dei lavori di una speculazione edilizia in comune di Ceriale, in provincia di Savona. “Correva l’anno 2005 quando questa storia cominciò e nacque il mega progetto, il più pesante della Liguria: 7 palazzine per 169 appartamenti più un albergo 4 stelle”. Il pezzo parla di un intreccio variegato di interessi dietro l’operazione, interessi tutti facenti capo alla destra. Ma, come mestamente commenta un lettore: “Sono nato e vivo in Liguria da 60 anni e a dire il vero, nella mia regione, tutti i partiti dell’arco costituzionale hanno sempre favorito la cementificazione”. Cosa già denunciata dallo stesso Sansa nel terribile Il partito del cemento del 2008. Il partito trasversale del mattone, quindi, anzi, se vogliamo, con la sinistra più colpevole della destra.

Un esempio emblematico: il ministro dei Trasporti del secondo governo Prodi, Alessandro Bianchi, era del PdCI, e nel 2007 pose la prima pietra di quel porto turistico di Ospedaletti che non solo sconciava uno dei più bei golfi della Liguria ma benediceva anche una colata di cemento fronte mare. Diciamo che di singolare, ma a non poi tanto, la speculazione di Ceriale ha che sorgerebbe in area a rischio alluvionale. Non poi tanto singolare, dicevo: basta guardare l’urbanistica di Genova, quando non i rii tombati, rettificati, cementati che costellano la riviera, pur di facilitare l’espansione edilizia.

Del resto, Giovanni Toti, nel 2023, quando era governatore della Liguria, licenziò un piano per costruire in zone esondabili, e, a commento dell’alluvione che interessò Valencia (che lui chiamava “Valenza”) del 2024 sostenne che occorreva usare più cemento sul territorio, non meno. Ma togliere vincoli per costruire ancora, per costruire cosa?

Uno studio della Fondazione Openpolis del 2023 denunciava: “In Italia ci sono 10 milioni di case non abitate in maniera permanente su un totale di 36 milioni. La Liguria è nei primi cinque posti delle province con la percentuale più alta di case disabitate con Imperia e Savona che superano entrambe la soglia del 50% (Imperia sfiora il 52%)”. Certo, nel censimento ci sono anche le case vuote dei piccoli borghi dell’interno che hanno conosciuto il fenomeno dello spopolamento, ma il maggior numero è costituito da seconde case sulla costa. “Le percentuali più alte sono per Borghetto Santo Spirito con l’80% di abitazioni vuote (9mila su 11mila). Percentuale analoga per Laigueglia, poi San Bartolomeo con il 77%. A seguire percentuali molto alte per Ceriale e Bergeggi con il 74%. A Ceriale 7800 case sono vuote su un totale di 10.500”. Già proprio quel comune di Ceriale che oggi ambisce ad aumentare la percentuale di case vuote.

Che dire? Che fare? Denunciare, come fa Sansa, come faccio io nel mio piccolo, ben coscienti che nulla cambierà. L’economia italiana si basa in gran parte su cemento ed asfalto e grandi opere: da Webuild (guardate in Liguria l’affare della diga foranea di Genova) a scendere giù fino all’impresa edile locale. E chi se ne frega se un giorno le case saranno allagate, se la gente morirà: è solo un’eventualità, un possibile danno collaterale. Come affermo sempre: noi difendiamo nel tempo libero quello che altri distruggono per lavoro.

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