Speciale legge di bilancio

Mazzata sulle pensioni, Borghi (Lega) evoca la “manina”: “Sono clausole di salvaguardia inserite da qualche tecnico troppo zelante”

Il senatore del Carroccio: "Non c'è nessunissima intenzione di alzare l’età pensionabile e meno che mai di scippare il riscatto della laurea". L'emendamento del governo dice il contrario

La “manina” dei tecnici di dimaiana memoria torna a fare capolino nelle discussioni sulla legge di Bilancio. Dopo le polemiche sul maxi emendamento del governo che allunga l’età pensionabile e penalizza i lavoratori laureati che hanno riscattato gli anni universitari, archiviando la promessa elettorale del centrodestra di cancellare la legge Fornero, la Lega prova a […]

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La manina” dei tecnici di dimaiana memoria torna a fare capolino nelle discussioni sulla legge di Bilancio. Dopo le polemiche sul maxi emendamento del governo che allunga l’età pensionabile e penalizza i lavoratori laureati che hanno riscattato gli anni universitari, archiviando la promessa elettorale del centrodestra di cancellare la legge Fornero, la Lega prova a smarcarsi evocando l’intervento di tecnici che avrebbero inserito nel testo previsioni destinate a rimanere lettera morta. “Non c’è nessunissima intenzione di alzare l’età pensionabile e meno che mai di scippare il riscatto della laurea“, fa sapere il senatore della Lega Claudio Borghi Aquilini. “Le voci scritte in Legge di bilancio sono semplici clausole di salvaguardia che qualche tecnico troppo zelante ha inserito per compensare un possibile futuro aumento dei pensionamenti anticipati che la norma incentiva sfruttando la possibilità data dal sistema 64 anni più 25 di contributi inclusa la previdenza complementare. Quello che succederà in futuro verrà monitorato di anno in anno ma posso dire con assoluta certezza che non ci sarà mai alcun aumento delle finestre di uscita o alcuno scippo dei riscatti della laurea a seguito di questa norma”.

Evocando le vecchie clausole di salvaguardia “inventate” dal governo Berlusconi e poi utilizzate da Monti, Letta, Renzi e dal primo governo Conte, Borghi sembra sostenere che l’allontanamento della pensione non scatterà davvero ma è solo una garanzia che scatterebbe se i conti andassero fuori controllo per effetto di una norma entrata in vigore a inizio 2025, quella in base alla quale si può andare in pensione a 64 anni raggiungendo la soglia minima di assegno necessaria grazie al cumulo degli importi derivanti dall’eventuale adesione a un fondo di previdenza complementare.

L’emendamento governativo e la relativa relazione tecnica dicono altro. “La disposizione (…) prevede modifiche in materia di pensionamento anticipato per i soggetti che maturano i requisiti successivamente all’anno 2030”, spiega la relazione riguardo alla penalizzazione delle anzianità contributive riscattate. Idem per quanto riguarda il nuovo meccanismo di finestre per la pensione anticipata, che dal 2023 posticiperà la data di accredito della prima mensilità: l’emendamento non condiziona mai la novità, che a regime comporta un risparmio da 1,4 miliardi per lo Stato, al verificarsi o meno di particolari condizioni. Una volta approvata in commissione, insomma, quelle norme saranno pienamente in vigore e l’aggravio scatterà salvo successive modifiche.