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Mercosur, in bilico (all’ultimo miglio) l’accordo commerciale Ue-Sudamerica. Parigi chiede lo stop, Roma: “Più garanzie”

Vacilla l’appuntamento previsto sabato in Brasile per la firma dell’accordo con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il capo di Stato Luiz Inácio Lula da Silva. Il governo francese insiste su un rinvio almeno al 2026. Ieri in Parlamento Ue la maggioranza italiana si è spaccata sulle clausole di salvaguardia
Mercosur, in bilico (all’ultimo miglio) l’accordo commerciale Ue-Sudamerica. Parigi chiede lo stop, Roma: “Più garanzie”
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L’accordo di libero scambio tra Unione europea e Paesi del Mercosur – Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – rischia di arenarsi proprio nella fase finale. Mentre in Francia tornano a moltiplicarsi le proteste degli agricoltori contro l’intesa (e contro la gestione della dermatite nodulare contagiosa che colpisce alcuni allevamenti del Paese), a Bruxelles si cerca di salvare un’intesa negoziata per oltre venticinque anni, che apre le porte del mercato europeo a carne bovina, pollo, zucchero e miele in arrivo senza oneri dall’America Latina. La richiesta di rinviare il voto avanzata da Parigi nel fine settimana è bastata a far vacillare l’appuntamento previsto sabato in Brasile per la firma dell’accordo alla presenza della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e del capo di Stato Luiz Inácio Lula da Silva.

A rafforzare il fronte del no è arrivato martedì il via libera quasi unanime del Senato francese a una risoluzione che chiede al governo di rivolgersi alla Corte di giustizia dell’Unione europea per fare sbarramento, accusando Bruxelles di “aggirare i parlamenti nazionali”. Nell’emiciclo del Palais du Luxembourg, dominato da una maggioranza di destra, solo un parlamentare centrista si è opposto alla risoluzione. Il governo francese insiste su un rinvio almeno al 2026. “Non siamo contrari agli accordi di libero scambio in generale, ma dobbiamo essere in grado di proteggere i nostri mercati interni, le nostre imprese, i nostri agricoltori dalla concorrenza sleale”, ha spiegato il ministro delegato francese per l’Europa Benjamin Haddad. “Abbiamo stabilito tre condizioni: la prima è una clausola di salvaguardia, la seconda una clausola specchio e la terza i controlli. Dobbiamo essere aperti, ma dobbiamo anche proteggere noi stessi e i nostri interessi, e fondamentalmente garantire condizioni di parità”.

Sempre ieri il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura le clausole di salvaguardia proposte dalla Commissione per accompagnare l’accordo commerciale. Il testo rafforza le tutele per i settori agricoli più esposti e consente l’attivazione di misure difensive in caso di squilibri di mercato. Il voto non ratifica l’intesa, ma apre la fase negoziale con il Consiglio nel trilogo. A Strasburgo sono emerse fratture nette. Le clausole di salvaguardia hanno incassato il sì di Forza Italia, Pd e Verdi italiani, mentre Fratelli d’Italia si è astenuta. Lega e Movimento 5 Stelle hanno votato contro. Complessivamente i favorevoli sono stati 431.

La partita decisiva si sposta ora sul Consiglio Ue, dove serve una maggioranza qualificata degli Stati membri. È qui che il fronte contrario, guidato da Francia, Polonia, Austria e sostenuto anche dall’Irlanda, punta a bloccare o rinviare il dossier. Dall’altra parte, Germania e Spagna spingono per chiudere rapidamente un accordo ritenuto strategico per l’export europeo, messo sotto pressione dai dazi statunitensi e dalla concorrenza cinese. “I vantaggi superano chiaramente gli svantaggi”, ha dichiarato il sottosegretario tedesco agli Affari europei Günther Krichbaum. Per Madrid l’intesa è “urgente” e “vitale”, ha ribadito il segretario di Stato Fernando Sampedro Marcos.

In questo quadro, l’Italia può diventare l’ago della bilancia. Un appoggio di Roma al rinvio del voto potrebbe cambiare gli equilibri in Consiglio. Secondo indiscrezioni comparse sui media internazionali, la Francia avrebbe Roma al suo fianco. In chiaro, il governo Meloni evita un “no” secco ma continua a chiedere ulteriori garanzie. La settimana scorsa il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida aveva definito il Mercosur “nell’interesse di tutti”, avvertendo però che “non ci siamo del tutto” perché “deve valere il principio della reciprocità”. Ieri ha ribadito che l’Italia “non è contraria pregiudizialmente”, ma chiede di migliorare il testo: “È un buon accordo, vogliamo farlo diventare ottimo. In un momento di debolezza dell’Europa, perché affrettarsi in un braccio di ferro tra nazioni?”.

Anche nel caso di un via libera politico, il percorso resterebbe accidentato. Oltre 140 eurodeputati di diversi schieramenti hanno già annunciato l’intenzione di chiedere un parere alla Corte di giustizia Ue sulla compatibilità dell’accordo con i Trattati una volta finalizzato. Un’iniziativa che potrebbe congelare l’entrata in vigore dell’intesa per uno o due anni.

Il timore, condiviso anche da alcuni governi favorevoli, è che un nuovo rinvio finisca per affossare definitivamente un accordo già politicamente fragile. Non è escluso che il dossier approdi sul tavolo del vertice dei leader Ue in programma giovedì, mentre Bruxelles si prepara a nuove proteste degli agricoltori, non solo contro il Mercosur ma anche contro la Politica agricola comune.

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