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Dal Parlamento Ue ok a nuovi fondi per il riarmo. Gli italiani si spaccano sia a destra che a sinistra: no di M5s e Lega

Sarà possibile destinare più fondi europei agli investimenti legati alla difesa modificando i criteri di finanziamento di programmi Ue già esistenti. Sì di Fdi, Fi e Pd
Dal Parlamento Ue ok a nuovi fondi per il riarmo. Gli italiani si spaccano sia a destra che a sinistra: no di M5s e Lega
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Più soldi per il riarmo dell’Europa. Adesso sarà, infatti, possibile destinare più fondi europei agli investimenti legati alla difesa modificando i criteri di finanziamento di programmi Ue già esistenti. È quanto deciso dall’Europarlamento che ha approvato una serie di nuove misure per implementare il piano di investimenti Readiness 2030, già noto come ReArm Europe. La legislazione, concordata con il Consiglio, è stata adottata in via definitiva con 519 voti a favore, 119 contro e 25 astensioni.

Il voto degli italiani

Degli italiani a votare a favore sono stati gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e del Partito democratico (con l’eccezione del no di Cecilia Strada e Marco Tarquinio). A votare contro, invece, gli eletti del Movimento 5 stelle e della Lega. Tra i parlamentari europei di Alleanza Verdi-Sinistra hanno votato sì Ignazio Marino e Leoluca Orlando, mentre contrari Benedetta Scuderi e Ilaria Salis. Inizialmente risultava il voto favorevole delle leghiste Anna Maria Cisint e Susanna Ceccardi ma fonti parlamentari hanno reso noto che è stato un errore, corretto in seguito.

Cosa cambia

La legislazione adottata in via definitiva consentirà così di destinare maggiori fondi dell’Ue agli investimenti legati alla difesa, modificando i criteri di finanziamento di programmi UE esistenti, fra i quali la Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (Step), Horizon Europe, il Fondo europeo per la difesa, il programma Europa digitale e il Meccanismo per collegare l’Europa (Cef). Tra le misure principali spicca quella che riguarda il programma di ricerca Horizon, che potrà sostenere progetti dual use, cioè applicazioni civili con potenziali applicazioni militari. Le “tecnologie della difesa” saranno aggiunte come quarto settore strategico della Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (Step), con il sostegno che sarà esteso alle piccole e medie imprese, comprese le start-up e le piccole imprese a media capitalizzazione, che altrimenti faticherebbero ad accedere ai finanziamenti.

Le infrastrutture per la “mobilità militare”

La legislazione consentirà inoltre il finanziamento da parte dell’UE di infrastrutture di trasporto a duplice uso nell’ambito del Cef, compresi i corridoi per la mobilità militare, per i quali la Commissione potrà stabilire condizioni relative al Paese di origine delle attrezzature, dei beni, delle forniture o dei servizi utilizzati. Nel corso dei negoziati con il Consiglio, l’Eurocamera ha ampliato il campo di applicazione delle misure includendo l’obiettivo di rafforzare la resilienza di fronte agli attacchi ibridi in corso e alle ingerenze straniere e ottenuto un maggiore supporto per l’industria della difesa ucraina, assicurando la sua partecipazione all’Edf. Prima dell’entrata in vigore, la legislazione dovrà essere formalmente adottata dal Consiglio.

M5s: “Si promuove l’escalation militare”

“In un momento decisivo per le sorti della guerra in Ucraina ancora una volta il Parlamento europeo dimostra di essere fuori tempo massimo e dalla parte sbagliata della storia. I due testi approvati oggi sul piano di riarmo e sulla procedura accelerata sul meccanismo sui prestiti di riparazione all’Ucraina promuovono l’escalation militare e finanziaria, l’esatto contrario del ramoscello di ulivo che andrebbe oggi offerto per favorire i negoziati e trovare un accorso su quel 10% che ancora manca. L’Ue fermi questa assurda ricerca di paletti e ostacoli per fermare il processo di pace”, scrive in una nota Danilo Della Valle, europarlamentare del Movimento 5 Stelle (The Left). “Questo provvedimento – prosegue – è un tassello del piano di riarmo di questa Commissione che drena risorse vitali all’economia civile per finanziare la militarizzazione e la guerra e per noi andava respinto”. Inoltre, l’uso degli asset russi al vaglio delle istituzioni Ue “presenta numerosi rischi finanziari per il nostro Paese: se l’Ucraina non lo rimborsa e se le riparazioni russe non arrivano a coprire il buco di bilancio dovranno essere gli Stati membri. Per l’Italia il conto sarebbe di 25 miliardi di euro, una follia visto che il prestito non esclude il finanziamento diretto dell’esercito ucraino. In attesa di capire come andrà finire questo percorso di pace che ieri a Berlino ha vissuto un importante passo in avanti, sarebbe doveroso fermare ogni iniziativa e far lavorare i negoziatori di pace”, conclude l’eurodeputato M5s.

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