Qatargate, il Parlamento Ue revoca l’immunità all’eurodeputata Pd Alessandra Moretti: “Amareggiata, ma continuo a testa alta”
Il Parlamento europeo conferma la decisione della commissione Giuridica e nel corso della Plenaria di Strasburgo ha deciso di revocare l’immunità all’eurodeputata del Pd, Alessandra Moretti, tra i politici coinvolti nell’inchiesta sulla corruzione in Ue denominata Qatargate. Netta la maggioranza che ha deciso di permettere alla giustizia belga di giudicare liberamente l’operato della politica italiana: sono stati 497 i voti a favore, 139 i contrari e 15 gli astenuti tra i presenti nell’aula di Strasburgo.
Non si procederà, invece, nei confronti dell’altra eurodeputata del Pd sulla quale era attesa la decisione dell’Eurocamera: Elisabetta Gualmini. Anche nel suo caso la Plenaria ha confermato la decisione presa in sede di commissione JURI votando contro la revoca. Una maggioranza meno netta, dato che sono 282 i membri del Parlamento a essersi espressi contro la revoca, contro i 252 favorevoli e 19 astenuti.
Riguardo a Moretti, la proposta di decisione sulla quale il Parlamento ha votato, e che Ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, elencava una lunga lista di accuse: “Diversi vantaggi specifici sarebbero stati proposti, accettati e persino richiesti dall’onorevole Alessandra Moretti”, esistono “diversi tipi di prove concernenti una serie di vantaggi specifici che Moretti ha cercato e/o ottenuto; che, in cambio di tali vantaggi specifici, Moretti avrebbe partecipato a eventi o incontri nei quali avrebbe parlato in favore del Qatar dopo aver presumibilmente non solo ricevuto passivamente istruzioni, ma anche attivamente chiesto consigli su quali azioni intraprendere e cosa dire nei suoi interventi, dove e quando; che avrebbe contattato proattivamente anche altri deputati, offrendosi di sostituirli durante determinate votazioni relative al Qatar”.
Diverse, ma comunque sempre molto dettagliate, le accuse nei confronti di Gualmini: nel corso dell’indagine, si legge, “sarebbe emerso che Elisabetta Gualmini potrebbe essere stata coinvolta in atti di corruzione, in quanto avrebbe accettato l’influenza della presunta organizzazione criminale per ottenere la carica di vicepresidente del suo gruppo politico nell’ottobre 2022 e, in cambio, avrebbe esercitato l’influenza derivante da tale carica all’interno del gruppo politico per assecondare gli interessi dell’organizzazione criminale; che avrebbe ringraziato un membro della presunta organizzazione criminale per il sostegno e la consulenza ottenuti in tale contesto subito dopo la sua nomina”, “che avrebbe chiesto e/o accettato di ricevere istruzioni in merito al contenuto delle sue dichiarazioni durante la riunione del gruppo politico del 16 novembre 2022 e avrebbe utilizzato le argomentazioni dettatele in riferimento, da un lato, al fatto che non fosse opportuno tenere la discussione in Aula sul Qatar e, dall’altro, all’espressione di un voto contrario sulla risoluzione”.
Moretti ha commentato il risultato della votazione dicendosi “amareggiata perché gli elementi su cui era basata la richiesta erano stati da me già smentiti su base documentale e continuo a sostenere che il voto non abbia guardato tanto ai contenuti della richiesta, ma sia stato condizionato da strategie e convenienze politico-elettorali. Spero di essere ascoltata in Procura il prima possibile per potermi difendere dalle accuse. Continuerò a fare il mio lavoro a testa alta”.
Tra le prime reazioni si registra quella del capodelegazione Pd al parlamento Ue, Nicola Zingaretti, secondo cui “Alessandra Moretti dimostrerà la sua correttezza e trasparenza rispetto ai fatti contestati. Continuo a pensare che già ora, dopo i chiarimenti prodotti, c’erano tutte le condizioni per tutelare di più le prerogative dei parlamentari, ma ora nella fase che si apre ci sarà l’opportunità per verificare la sua estraneità. Intanto ora il suo impegno continuerà nel lavoro parlamentare”. Nei giorni che hanno preceduto il voto era stato lo stesso Zingaretti a motivare la posizione contraria alla revoca sostenendo che sulle modalità d’indagine debbano essere chiariti alcuni elementi, come testimonierebbe anche la recente decisione dei pm di iscrivere nel registro degli indagati alcuni agenti dei servizi segreti belgi che hanno preso parte ai blitz per la fuga di notizie che ha caratterizzato il caso.