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Mattarella contro gli attacchi di Trump: “Disordinata e ingiustificata aggressione all’Ue. La Russia vuole ridefinire in confini europei con la forza”

Il lungo intervento del presidente della Repubblica in occasione della Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina contiene un appello alla classe diplomatica italiana, quello di continuare nello sforzo del dialogo in un mondo che sta andando verso una sempre maggiore tensione internazionale
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L’Ue resista ai tentativi di ingerenze, non ceda alla criminalizzazione del diritto internazionale e, allo stesso tempo, rimanga in guardia rispetto al tentativo russo di “ridefinire con la forza i confini in Europa“. Il lungo intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Conferenza degli ambasciatori alla Farnesina contiene un appello alla classe diplomatica italiana, quello di continuare nello sforzo del dialogo in un mondo che sta andando verso una sempre maggiore tensione internazionale, col rischio, ha aggiunto, di “un generale arretramento della civiltà“.

Sotto accusa, seppur in maniera implicita, sono le strategie messe in campo dal presidente americano, Donald Trump, che sul dossier ucraino, e non solo, sta continuando a prendere di mira l’Unione europea, arrivando a prevederne la disgregazione nel caso in cui non “torni alla salvaguardia dei valori tradizionali” e a una maggiore “libertà di stampa“. Parole che le istituzioni di Bruxelles hanno già bollato come ingerenza. Adesso anche il capo dello Stato le condanna: “Appare a dir poco singolare che, mentre si affacciano in ambito internazionale esperienze dirette a unire Stati e a coordinarne le aspirazioni e le attività, si assista a una disordinata e ingiustificata aggressione nei confronti della Unione europea, alterando la verità e presentandola anziché come una delle esperienze storiche di successo per la democrazia e i diritti dei popoli, sviluppatasi anche con la condivisione e l’apprezzamento dell’intero Occidente, come una organizzazione oppressiva se non addirittura nemica della libertà“.

La lettura di Mattarella è quasi apocalittica, tanto da arrivare a parlare di “rischio di un generale arretramento della civiltà”: “L’epoca di transizione in cui ci troviamo presenta pericoli che dobbiamo saper tempestivamente riconoscere, a stagliarsi all’orizzonte c’è il rischio di un generale arretramento della civiltà. La legalità internazionale è un bene comune efficace nel contrastarlo. Nell’epoca delle ‘policrisi’ è indispensabile una poli-diplomazia”. Il diritto internazionale: è su questo punto che il capo dello Stato torna a mettere l’accento, come successo cinque giorni fa, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Diritto messo a repentaglio sempre dall’atteggiamento degli Stati Uniti e dei loro stretti partner, Israele in primis, che da anni ormai attaccano le Nazioni Unite e le corti internazionali, colpevoli di aver messo sotto accusa l’operato dell’esecutivo di Tel Aviv a Gaza: “Assistiamo oggi alla pretesa di imporre punizioni contro giudici delle Corti internazionali per le loro funzioni di istruire denunce contro crimini di guerra, a difesa dei diritti umani, in definitiva a difesa dei popoli del mondo. Sono pretese di un mondo volto pericolosamente indietro, al peggiore passato. Un mondo che si presenta rovesciato e contraddittorio con condanne alla carcerazione di componenti le Corti internazionali ad opera di un Paese promotore, e con suoi giudici protagonisti, del processo di Norimberga“.

Tutto ciò contribuisce ad alimentare “un’operazione diretta contro il campo occidentale che vorrebbe allontanare le democrazie dai propri valori, separando i destini delle diverse nazioni. Non è possibile distrarsi e non sono consentiti errori”. In questo contesto preoccupa, aggiunge il presidente, anche “l’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, con vittime e immani distruzioni, e con l’aberrante intendimento, malgrado gli sforzi negoziali in atto, di infrangere il principio del rifiuto di ridefinire con la forza gli equilibri e i confini in Europa. Azione ritenuta irresponsabile e inammissibile già oltre cinquanta anni addietro nella Conferenza di Helsinki sulla Cooperazione e Sicurezza nel continente”. La pace “richiede impegno – ha poi concluso – da parte degli Stati e, al loro interno, da comunità che alimentino questa prospettiva. La ‘ricerca della pace nella sicurezza’ – come ammoniva un illustre inquilino di questo palazzo, Aldo Moro – ponendone a fondamento non solo i calcoli strategici e gli equilibri di potenza, ma anche l’aspirazione al superamento dei divari economici ed educativi, la cooperazione e l’interdipendenza tra i popoli. Una pace nella sicurezza, una pace nella giustizia”.

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