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Lo “sfregio” di Meloni e le “menzogne” di Elkann: i Cdr di Repubblica e La Stampa contro la premier e il loro editore

I comitati di redazione accusano Meloni di aver fatto propaganda senza interessarsi del destino del gruppo. Elkann nel mirino per il video sulla Juve
Lo “sfregio” di Meloni e le “menzogne” di Elkann: i Cdr di Repubblica e La Stampa contro la premier e il loro editore
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Contro la presidente del Consiglio e contro l’editore. Alle prese con la cessione del gruppo Gedi, le redazioni de La Repubblica e La Stampa tornano a farsi sentire. La vendita del ramo editoriale di Exor da parte di John Elkann è diventato anche una vicenda politica, mentre il numero uno della holding proprietaria dei due quotidiani non ha speso una sola parola mentre nel week end si è esposto in prima persona per annunciare che la Juventus è incedibile e quindi è stata rifiutata la proposta di Tether che valutava il club 1,1 miliardi di euro.

“Ha respinto l’offerta di acquisto della Juventus con un video messaggio e la precisazione che ‘la squadra, la nostra storia e i nostri valori non sono in vendita’. Vale per il calcio, ma non per il nostro giornale e i suoi oltre 150 anni di storia. Storia che si può serenamente svendere, senza nemmeno curarsi di capire a chi”, ha sottolineato il Cdr del quotidiano torinese sottolineando che con la vendita si va “disgregando, distruggendo valore e valori”. Lo scorso 30 novembre, dopo l’assalto alla redazione, ricorda il Comitato di redazione, “anche John Elkann ha portato la sua solidarietà” e “si è rivolto ai colleghi e alle colleghe parlando alla prima persona plurale, con l’inteso che proprietà, direzione e redazione fossero un tutt’uno”. Si trattava di “menzogne”, attacca il sindacato interno dei giornalisti, visto che “nemmeno quindici giorni dopo è arrivata la dichiarazione ufficiale di Exor e la conferma della volontà di uscire dal settore dell’editoria”.

Si tratta, ricordano, di “posti di lavoro e vite di cui temiamo il governo non abbia troppa intenzione di farsi carico, almeno a giudicare dal palco di Atreju di ieri”. Il riferimento è alle parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla vendita di Gedi, “menzionata giusto il tempo di polemizzare con i suoi avversari politici, senza dare rassicurazioni sulle sorti di 1.300 lavoratori e lavoratrici”. Sullo stesso punto, attacca anche il Comitato di redazione di Repubblica, destinata a finire nelle mani del gruppo greco Antenna: “Invece di occuparsi di una crisi industriale che riguarda 1.300 lavoratrici e lavoratori e al contempo di fare la propria parte per salvaguardare il pluralismo dell’informazione, ieri dal palco della sua kermesse la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha preferito sfoderare l’arma della più bassa propaganda politica per parlare di Gedi: attaccando un partito di opposizione, un sindacato e un articolo di Michele Serra su questo giornale che rappresenterebbe ‘una sinistra isolata e rabbiosa’”.

Parole che – secondo il Cdr – “denotano scarsa attitudine istituzionale, visto che Meloni in teoria rappresenta tutti i cittadini di questo Paese e non solo i suoi elettori”. E ancora: “Sono completamente false rispetto a fantasiosi accordi tra l’attuale editore di Gedi su Stellantis e le interviste fatte dalle colleghe e dai colleghi nel corso degli anni a Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Ci risulta piuttosto che Meloni coltivi ottimi rapporti sia con John Elkann che con il possibile acquirente di Gedi: se proprio ritiene di potersi rendere utile visto il ruolo che ricopre, e di cui spesso si dimentica, le suggeriamo di utilizzare la sua influenza per gestire questo delicato passaggio tutelando non gli interessi — per la gran parte esteri — di grandi e ricchi imprenditori, ma delle persone che qui vivono del proprio lavoro. Lo sfregio di Meloni, casualmente, fa il paio con il video nel quale lo stesso Elkann annuncia il rifiuto a prendere in considerazione l’offerta ricevuta per l’acquisto della Juventus”.

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