Cannabis light, gli imprenditori: “60 sequestri e denunce per droga in 4 giorni. Il governo ci considera un bersaglio politico”
La guerra del governo Meloni alla cannabis light si inasprisce. In soli 4 giorni, da martedì 9 dicembre, le associazioni degli imprenditori hanno ricevuto una valanga di segnalazioni, contando circa 60 sequestri. Ogni volta che le forze dell’ordine portano via la canapa ai proprietari, in procura giunge l’esposto con l’ipotesi di reato: detenzione di stupefacenti. Gli imprenditori rischiano fino a 20 anni di galera. “Agli agenti, i nostri associati hanno specificato di essere imprenditori, non spacciatori, e di vendere prodotti legali, mica stupefacenti”, dice a ilfattoquotidiano.it Raffaele Desiante, di Imprenditori canapa Italia (Ici). Cosa hanno risposto le forze dell’ordine? “Si dicono d’accordo con noi e ammettono di obbedire alle direttive – racconta Desiante – l’ordine è di sequestrare e denunciare per spaccio”.
Le aziende: “La filiera della canapa non può essere un bersaglio politico”
In un comunicato congiunto, le associazioni delle aziende chiedono “con urgenza al Governo e alle autorità competenti di fermare immediatamente questa ondata repressiva e di ristabilire un quadro di garanzia, proporzionalità e ragionevolezza”. Il documento è firmato da Imprenditori canapa Italia (Ici), Canapa sativa Italia (Csi), Sardinia Cannabis e Resilienza Italia ONLUS. “La filiera della canapa industriale non può essere trattata come un bersaglio politico”, è il succo della loro denuncia. Le imprese rivendicano di aver sempre lavorato nella legalità, “alla luce del sole, investendo in tracciabilità, qualità, controlli e conformità”.
I dubbi di costituzionalità
Eppure la cannabis light, con il thc sotto la soglia dello 0,5 per cento, è priva di effetti droganti. Lo certifica la tossicologia forense e perfino una circolare ministeriale firmata da Matteo Salvini, il 31 luglio 2018, quando regnava al Viminale. Ma anche i provvedimenti della magistratura: negli ultimi mesi sono numerosi i dissequestri ordinati dalle toghe, dopo i blitz degli agenti contro i coltivatori e i negozi di cannabis light. Ma il governo Meloni tira dritto. Eppure si attende il giudizio della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia europea, sull’articolo 18 del decreto sicurezza. E’ la norma che equipara il fiore della canapa legale al fiore della marijuana, senza alcun fondamento scientifico. I due verdetti possono spazzare via il divieto delle infiorescenze, ma ci vorrà tempo. Un paio d’anni per la sentenza nel Vecchio continente, mesi per la pronuncia della Consulta. Del resto, già il massimario della Cassazione aveva espresso forti di dubbi sulla legittimità costituzionale. Dunque i giudizi in arrivo – in Italia e in Europa – consiglierebbero prudenza. Invece proprio ora il governo rafforza la repressione. Ieri è arrivato anche l’allarme del segretario di Radicali italiani Filippo Blengino: “In queste ore, le forze dell’ordine stanno conducendo vere e proprie retate contro negozi e produttori di cannabis light: sequestri, perquisizioni, denunce per spaccio di una sostanza priva di qualunque effetto psicoattivo”.
Il caso di cronaca: suicidio dopo aver fumato cannabis light
Secondo gli addetti ai lavori, la ragione può risiedere nel recente, drammatico, caso di cronaca: il 5 dicembre a Milano un ragazzo di 23 anni è morto dopo essersi lanciato dalla finestra di un bed and breakfast, davanti al fratello. Aveva appena fumato cannabis light acquistata a Firenze: il sospetto è che fosse adulterata. Sul caso indagano le procure di Milano e Firenze. Ma gli imprenditori onesti sono le prime vittime dei truffatori che mescolano sostanze chimiche con il fiore della canapa. Perciò chiedono verifiche alle forze dell’ordine, senza essere considerati spacciatori. “Il punto non è ‘il controllo’ in sé, legittimo e ben accetto”, scrive in una nota l’associazione Canapa sativa Italia – ma come questo controllo viene tradotto, troppo spesso, in sequestro e denuncia penale automatica anche quando manca l’elemento decisivo: la concreta idoneità stupefacente del prodotto”. Ovvero: per scongiurare la cannabis light adulterata, un pericolo per la sicurezza pubblica, basta prelevare un campione e analizzarlo. La denuncia penale invece serve a far chiudere un’impresa. Per giunta, alcuni sequestri sono giunti senza neppure misurare il tasso di thc, ovvero l’effetto drogante.
La destra divisa sulla canapa
Anche in Fratelli d’Italia si è aperta la fronda per difendere gli imprenditori: il senatore meloniano Matteo Gelmetti aveva presentato un emendamento alla Manovra per cancellare l’articolo 18, ma il partito ha subito ingranato la retromarcia. In Europa è Forza Italia con Flavio Tosi, a perorare la causa della canapa senza risparmiare critiche al governo sull’articolo 18 che bandisce il fiore. In Veneto è la Lega a difendere gli imprenditori della canapa. Perfino Coldiretti, l’associazione degli agricoltori amica di palazzo Chigi, ha bocciato la guerra alla canapa legale. Ma il governo Meloni tira dritto.