Mattarella: “Non può evocare la pace chi muove la guerra. La sola minaccia del nucleare è un crimine contro l’umanità”
“Il principio non può essere muovere guerra per fare la pace: è paradossale. Appare insensata la pace evocata da parte di chi, muovendo guerra, pretende in realtà di imporre le proprie condizioni”. Nel momento in cui sono in corso i colloqui per la tregua in Ucraina, la frase pronunciata da Sergio Mattarella ha più di un significato. Il riferimento del presidente della Repubblica, intervenuto durante la cerimonia dello scambio degli auguri di fine anno con il corpo diplomatico, non è diretto anche se in tanti avranno pensato alla Russia. E in effetti il capo dello Stato ha poi citato direttamente Mosca. “Un protagonista della comunità internazionale, la Federazione Russa, ha, sciaguratamente, scelto di travolgere questo percorso ripristinando, con la forza, l’antistorica ricerca di zone di influenza, di conquista territoriale, di crudele prepotenza delle armi”, ha detto Mattarella.
“Le generazioni globali che lottarono contro il nazifascismo in Europa, contro il colonialismo, contro i totalitarismi per rivendicare libertà e diritti, spesso anche a costo della vita, ricercando un progetto di collaborazione sfociato nella creazione dell’Onu – il più ambizioso tentativo nella storia dell’umanità di dare una cornice di regole alle relazioni internazionali – rischiano di vedere infranti, oggi, i loro sacrifici”, ha aggiunto il capo dello Stato, spiegando che “un sistema, costruito per assicurare garanzie di pace e di convivenza – riflesso di equilibri lungamente discussi e negoziati – entra in crisi quando qualche protagonista della vita internazionale lo infrange, ritenendo che non sia più funzionale alla prevalenza dei propri interessi, talvolta ondivaghi, e che questi debbano prevalere sui valori condivisi e sulle esigenze degli altri Paesi. Entra in crisi quando si accampano presunte – e spesso fallaci – esigenze di sicurezza per alterare la bilancia strategica”.
Mattarella ha poi ribadito quanto detto davanti al Bundestag, il Parlamento tedesco. “Il controllo della corsa agli armamenti, in particolare di armi di distruzione definitiva, come quelle nucleari, aveva conosciuto risultati significativi. Nel contesto attuale, si rende necessario ribadire con forza che l’uso o anche la sola concreta minaccia di introdurre nei conflitti armamenti nucleari appare un crimine contro l’umanità”. Quindi ha ricordato che questo “è il quarto Natale di guerra per il popolo ucraino. Si moltiplicano gli attacchi russi alle città e alle infrastrutture energetiche e civili. Le vittime civili sono sempre più numerose. L’Europa e l’Italia restano saldamente al fianco dell’Ucraina e del suo popolo, con l’obiettivo di una pace equa, giusta e duratura, rispettosa del diritto internazionale, dell’indipendenza, della sovranità, dell’integrità territoriale, della sicurezza ucraine”.
Il presidente della Repubblica è tornato a difendere l’Unione Europea, definita come “una delle più riuscite esperienze di pace tra i popoli e di democrazia, è nata e si è ampliata nella costante ricerca della pace, ripeto, e della libertà, garantite, nel proprio ambito, in base a Trattati liberamente stipulati dai popoli europei; che ne hanno ricavato diritti e benessere. La storia insegna che, nei rapporti internazionali, dinamiche puramente bilaterali pongono il più debole alla mercé del più forte. Non è accettabile la pretesa che quelle dinamiche tornino a essere la misura dei rapporti tra popoli liberi”. Parlande dell’Ue, Mattarella ha sottolineato: “La libera condivisione di principi e di norme non è una gabbia che costringe, ma un sostegno che tutela, soprattutto i più deboli. Non sorprende che vengano contestate da corporazioni internazionali che si espandono pretendendo di non dover osservare alcuna regola: questa non sarebbe libertà ma arbitrio”.
L’inquilino del Quirinale ha poi rivolto il suo pensiero anche “al destino dei popoli del Medio Oriente. A quello della Striscia di Gaza, martoriata per due anni da inumana violenza, innescata dalla barbarie di Hamas e alimentata da una lunga guerra. Si sono aperti spiragli importanti: molto resta ancora da fare per consolidare il cessate il fuoco ed evitare che si dissolva, per ripristinare pienamente gli aiuti umanitari a una popolazione stremata, per avviare la ricostruzione”. L’auspicio del capo dello Stato “resta quello di vedere affermarsi nella regione mediorientale pace e stabilità. Questi traguardi non possono prescindere dalla pacifica coesistenza, nella sicurezza, dei popoli israeliano e palestinese, nella cornice della soluzione a due Stati, che occorre sostenere e difendere da qualsiasi tentativo di comprometterne la praticabilità. Non ve ne sono altre”.