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La Palestina già dimenticata? Il silenzio rende i popoli preda di interessi affaristici

La Palestina sarà ancora di più terra di conquista, non solo del progetto criminale sionista israeliano, ma anche delle altre forze colonialiste che punteranno a lucrare sulle macerie
La Palestina già dimenticata? Il silenzio rende i popoli preda di interessi affaristici
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La Palestina è stata nuovamente e volutamente cancellata dall’attenzione dei mezzi di comunicazione che sono fortemente controllati da governi e da interessi economici e finanziari. La mobilitazione mondiale dell’umanità contro il genocidio, la missione di pace della Global sumud flotilla, le piazze come fiumi in solidarietà nei confronti del popolo palestinese, avevano messo seriamente in difficoltà i governi occidentali, sempre più complici, anche sul piano giuridico, del genocidio messo in atto dal terrorismo di stato israeliano. Hanno cominciato ad avere tutti timore, da Trump a Meloni per passare alle varie cancellerie occidentali, che il vento straordinario di umanità e partecipazione li potesse travolgere.

All’inizio eravamo davvero in pochi a parlare di crimini di guerra e di genocidio, poi un poco alla volta la verità è stata, come sempre, rivoluzionaria. Hanno dovuto costruire, con Trump in testa, in fretta e furia una piattaforma di una pseudo pace imposta dall’alto, quindi ingiusta già solo per questo, che per ora è poco più di una fragile tregua, mentre Israele continua ad uccidere, massacrare, occupare, abusare. Un cessate il fuoco imposto alle parti dalle establishment mondiali per evitare che i popoli potessero prendere il sopravvento e scrivere la storia.

Pensavano di cancellare definitivamente la Palestina e si sono ritrovati un mondo sempre più palestinese. Merito soprattutto dell’eroica resistenza palestinese e del martirio di decine di migliaia di palestinesi.

Ma non vi può essere pace senza giustizia e verità e qui veniamo alle note assai dolenti perché, con la prevalenza sempre più della legge del più forte e della umiliazione del diritto internazionale, sarà sempre drammaticamente più difficile garantire giustizia ad un popolo che ha sofferto nella storia così tanto. La Palestina sarà ancora di più terra di conquista, non solo del progetto criminale sionista israeliano, che porta alla sua cancellazione, ma anche delle altre forze colonialiste che punteranno a lucrare enormi affari sulle macerie provocate dalle bombe e dai missili dello sterminio di massa.

Ecco anche come si muove l’economia capitalistica e liberista, soprattutto quando entra in crisi non congiunturale ma strutturale, con le guerre, il traffico d’armi, la distruzione, la ricostruzione, i domini, le occupazioni, il disegno di un nuovo ordine mondiale economico e politico fondato sulla paura e sulle oligarchie di finte democrazie sempre più solo formali ed apparenti ma che agiscono al di fuori del diritto internazionale. In Italia, poi, siamo al continuo tradimento della Costituzione, una sorta di recidiva reiterata con la garanzia però dell’impunità, dove l’art. 11 in cui la guerra è ripudiata viene preso a calci istituzionali ormai da anni.

La guerra è il peggiore fatto umano che la storia conosca, non sono mai i popoli a volerla, la subiscono, ma l’indifferenza ed il silenzio dei popoli può però diventare humus essenziale per gli interessi egoistici, affaristici, politici e criminali di governanti senza scrupoli.

Ci vorrebbe una grande mobilitazione contro le guerre, per la pace e la fratellanza universale, a sostegno dei popoli oppressi. Solo il risveglio delle coscienze e le mobilitazioni individuali e collettive spaventano il sistema. Rimuovere gli ostacoli alla pace ed attivare la sovranità popolare non è solo un diritto e nemmeno un dovere, è di più, è una missione costituzionale.

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