Speciale legge di bilancio

Manovra, arrivati gli emendamenti del governo. Cosa cambia: dagli affitti brevi alla tassazione sui dividenti

Le modifiche last minute servono per ridurre l'impatto della tassazione sui dividendi incassati da società partecipate, che pure lo stesso governo aveva inserito nella versione originaria del ddl di Bilancio

Dopo giorni di stallo, il governo ha presentato in commissione Bilancio al Senato una serie di riformulazioni di emendamenti che recepiscono gli accordi in maggioranza sulle modifiche alla manovra: si va dagli affitti brevi alle banche, alla Tobin tax e i dividendi. Non senza sorprese. Un fascicolo corposo su alcuni dei temi più politicamente caldi […]

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Dopo giorni di stallo, il governo ha presentato in commissione Bilancio al Senato una serie di riformulazioni di emendamenti che recepiscono gli accordi in maggioranza sulle modifiche alla manovra: si va dagli affitti brevi alle banche, alla Tobin tax e i dividendi. Non senza sorprese. Un fascicolo corposo su alcuni dei temi più politicamente caldi politicamente. Misure che nel complesso, viene spiegato da fonti parlamentari, valgono in totale un miliardo.

Sul tema caldo, gli affitti brevi, tramonta l’aumento della cedolare secca al 26% a partire dal primo immobile messo in locazione attraverso portali online, questione del tutto secondaria dal punto di vista del gettito che aveva però scatenato le ire di Forza Italia e Lega. La possibilità di applicare la cedolare secca al 21% sugli affitti brevi rimane nel caso di locazione breve di non più di 2 appartamenti (anziché 4 come previsto a legislazione vigente). Solo per un numero di appartamenti superiore a 2 l’attività di locazione, da chiunque esercitata, si presume svolta in forma imprenditoriale. Nella relazione tecnica viene stimato un aumento di gettito nel 2026 per 37,8 milioni nel 2026, ma effetti negati per 127,2 milioni nel 2027 e per 99,9 milioni nel 2028.

Sarà immediato e non graduale il raddoppio della Tobin tax: l’imposta sulle transazioni finanziarie passa infatti nel 2026 dallo 0,2% allo 0,4%. Per quanto riguarda l’aumento della tassazione sui dividendi incassati da società partecipate, viene ridotto (quasi azzerato) l’impatto della stretta. La riformulazione cambia infatti le condizioni di esclusione dal trattamento fiscale dei dividendi percepiti dagli imprenditori e dalle società o enti residenti: l’accesso al “regime della cosiddetta ‘esclusione’, previsto come strumento di contrasto ai fenomeni di doppia tassazione” – si legge nella relazione tecnica – è quindi limitato ai dividendi derivanti da partecipazioni detenute direttamente o indirettamente tramite società controllate superiori al 5% o di importo superiore a 500mila euro. Una modifica che, come si evince dalla tabelle nelle relazione tecnica, abbatte a 35,2 milioni il gettito aggiuntivo stimato per il 2026, contro i 736 stimati in precedenza.

Per le banche arriva una riduzione della deducibilità sulle perdite pregresse. La riformulazione riduce le percentuali di compensabilità del maggior reddito imponibile con perdite pregresse ed eccedenze Ace: per il 2026 la percentuale passa dal 43% al 35%, e per il 2027 passa dal 54% al 42%. Gli effetti finanziari differenziali sono stimati in circa 600 milioni in due anni: 305 milioni nel 2026 e 300 milioni per il 2027. Viene introdotta, come già annunciato, la tassa da 2 euro sui piccoli pacchi fino a 150 euro di valore in arrivo dai paesi extra Ue. L’incasso stimato è di 122 milioni di euro il primo anno e poi di 245 milioni dal 2027. Un altro emendamento del governo riduce i tagli previsti per il settore del cinema da 150 a 90 milioni di euro. Le risorse per il 2026 al Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo passano, così da 550 milioni a 610 il prossimo anno. La manovra aveva, però, ridotto la dotazione del finanziamento da 700 milioni a 550 per il 2026 e 500 per il 2027. Per le assicurazioni sale al 12,5% dal 2026 (senza quindi retroattività) l’aliquota sulla polizza rc auto per gli infortuni al conducente, garantendo poco più di 100 milioni l’anno.

Il voto sugli emendamenti avrebbe dovuto iniziare nel weekend e procedere a tappe forzate per consentire l’approdo del testo in aula lunedì 15 dicembre. Ma è probabile che slitti, anche perché domenica la premier e i maggiorenti di FdI saranno impegnati alla chiusura di Atreju. Le opposizioni hanno protestato per il – solito – esautoramento del Parlamento, che non toccherà palla o quasi. L’arrivo degli emendamenti non rasserena gli animi. “Per un mese la Commissione Bilancio è stata completamente ferma” e ora “l’esecutivo è costretto a riscrivere un testo che non stava in piedi a causa delle guerre intestine della maggioranza”, attacca il Pd, che chiede ora più tempo per il confronto. Il M5s critica l’iter “confuso” tenuto fin qui dalla maggioranza. Avs sarà venerdì in piazza con la Cgil contro la manovra. Il rischio è di tempi più lunghi per il voto. Ma la maggioranza resta fiduciosa. Il presidente del Senato Ignazio La Russa, pur riconoscendo come i lavori siano “un po’ in ritardo”, confida nel disco verde del Senato “prima del 21 dicembre“. E il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani parla del via libera definitivo “entro Natale“. Anche perché in Parlamento è in arrivo anche il decreto Milleproroghe, appena approvato dal Consiglio dei ministri, con una serie di slittamenti che vanno dallo scudo penale per i medici ai bonus giovani e donne, fino allo congelamento degli aumenti delle multe.