Diritti

Ddl stupro, Roia in audizione in Senato: “Giusto introdurre il consenso, ci adegua a legislazioni più evolute”

Il presidente del tribunale di Milano, noto per la sua esperienza nella lotta alla violenza sulle donne, è tornato a difendere il disegno di legge bloccato dal Carroccio: "Atto di civiltà giuridica"

Il disegno di legge che introduce il concetto di “consenso libero e attuale” nel reato di violenza sessuale “è un atto di civiltà giuridica“. Il magistrato Fabio Roia, sentito in commissione Giustizia del Senato, ha ribadito la sua posizione a difesa del disegno di legge che la Lega ha bloccato il 25 novembre scorso, in […]

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Il disegno di legge che introduce il concetto di “consenso libero e attuale” nel reato di violenza sessuale “è un atto di civiltà giuridica“. Il magistrato Fabio Roia, sentito in commissione Giustizia del Senato, ha ribadito la sua posizione a difesa del disegno di legge che la Lega ha bloccato il 25 novembre scorso, in occasione proprio della giornata contro la violenza sulle donne. Il provvedimento, arrivato a un passo dal via libera definitivo grazie anche a un patto bipartisan tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein,è stato fermato dal Carroccio per “ulteriori approfondimenti” richiesti innanzitutto dalla presidente leghista della commissione Giulia Bongiorno. Dopo lo stop, i lavori a Palazzo Madama proseguono, dove sono stati convocati giuristi ed esperti per un massimo di due richieste per ogni gruppo parlamentare.

Oggi è stata la volta di Roia, presidente del tribunale di Milano e noto per la sua decennale esperienza in materia di violenza di genere. “Il concetto dell’introduzione del consenso risponde innanzitutto ad una legislazione europea”, ha esordito, “a cui noi siamo vincolati avendo per esempio nel caso della convenzione di Istanbul sottoscritto la fonte sovranazionale. È un principio che adegua la legislazione italiana a quelle più evolute come Francia, Spagna e Germania dove si parla di consenso ed altro ed amplia soltanto rispetto a situazioni che sono già codificate”. Nelle scorse settimane, la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella aveva sostenuto che “il rischio sarebbe quello dell’inversione dell’onere della prova”. “Un falso giuridico”, come già detto da Roia. Che oggi ha ribadito: “Sull’inversione dell’onere della prova non cambia assolutamente nulla, perché la donna che lamenta di avere subito un atto di violenza sessuale in assenza di consenso si assume la responsabilità di quello che dice sul piano ovviamente della denuncia primaria che nel caso sia falsa apre al rischio di accusa di calunnia“.

Secondo Roia, “è giusto codificare il concetto di consenso dell’atto sessuale, anche se è già presente in giurisprudenza, perché talvolta i giudici di merito non lo tengono in considerazione. All’obiezione di chi afferma che il consenso è stato ampiamente introdotto dalla giurisprudenza, ed è quindi meglio non metter mano all’attuale norma, affidandosi alla giurisprudenza, Roia ha replicato: “Io la codificherei, molte volte i giudici di merito – e lo dico con autocritica – si discostano da questa giurisprudenza e si arriva a situazioni paradossali per le donne e talvolta non si arriva in Cassazione”, dove invece la giurisprudenza è consolidata.

Roia ha anche lanciato un appello: gli uomini, in caso di dubbio sul consenso della donna “si astengano”. “Da uomo”, ha detto, “ci vuole un minimo di self restraint; se un uomo ha un dubbio si deve astenere. Se una donna o una ragazza ha bevuto o per altri motivi non sta bene, un self restraint dovrebbe spingerci ad astenersi, nel dubbio. Lo dico non tanto dal punto di vista giuridico, lo dico sul piano della continenza e di rispetto che appartiene al nostro Paese avanzato in materia di diritti”. In tal senso Roia ha suggerito di non qualificare ulteriormente il consenso, perché la verifica è un problema che si pone più in sede probatoria, che non in quella di scrittura della norma.

Come ricostruito dall’agenzia Ansa, nelle due successive audizioni della professoressa Ilaria Merenda e dell’avvocato Bartolomeo Romano, è arrivata l’ipotesi di “spacchettare” l’articolo, prevedendo due fattispecie e due diverse sanzioni a seconda della gravità dell’atto. Su questo punto la presidente della commissione, nonché relatrice, Giulia Bongiorno ha replicato: “Come relatore ancora non ho preso decisioni; ascolto con attenzione, di certo lavorerò per un punto di equilibrio. Un punto di equilibrio che valorizzi il consenso cercando di ridurre i rischi di strumentalizzazioni”.