
Se è vero che nessuno si è mai salvato con zero vittorie in 14 partite, la retrocessione non è più a quota 40 e la Viola ha una rosa che sulla carta ha chance
Ultima, alla deriva tecnica e anche psicologica, con una media punti negativa da guinness dei primati, un allenatore cacciato e il suo sostituto già in discussione, una proprietà lontana, la dirigenza inesistente, lo spogliatoio in subbuglio, la curva e una città intera contro. Ma davvero la Fiorentina si è messa in testa di retrocedere? Del disastro della Viola si era già parlato qualche settimana fa, dopo l’esonero di Pioli. Ed è vero che quando un’annata parte male spesso è segnata, ma quanto sta accadendo a Firenze a questo punto va oltre i limiti del singolo e la scelta sbagliata di un allenatore.
La stagione della Fiorentina sta assumendo una dimensione drammatica, sportivamente parlando. Si tratta di uno dei peggiori avvii di campionato di sempre, non soltanto ovviamente della storia del club, ma proprio in assoluto della Serie A: inutile dire che nessuno si è mai salvato con questa media. Ormai a Firenze si parla apertamente di retrocessione. Razionalmente, rimane uno scenario improbabile. Se è vero che nessuno si è mai salvato con zero vittorie in 14 partite, c’è anche da dire che la Fiorentina non è l’Ancona, il Treviso o il Pescara di turno (tanto per citare alcune compagini rimaste nell’immaginario collettivo per campionati disastrosi, di cui la Viola sta fin qui ripercorrendo suo malgrado le orme).
Parliamo di una rosa che era stata costruita per lottare per la Champions: quell’obiettivo era evidentemente irrealistico, ma ci sono comunque giocatori del calibro di Kean, Gosens, De Gea, la squadra è troppo più forte delle varie Lecce, Verona, Pisa, Parma, e così via. Insomma, delle altre rivali per la permanenza in Serie A. Anche perché ormai da anni la salvezza non è più alla fatidica quota 40, che con una partenza così ad handicap sarebbe difficile da raggiungere: in realtà ne bastano spesso molti di meno, anche 32-33. E il campionato è lungo: ci sono ancora da giocare 24 gare e servono all’incirca 27-28 punti, praticamente uno a partita. Con tutti i suoi problemi, la Fiorentina li può fare serenamente.
Questo dice la ragione. Poi ci sono alcuni segnali, più inquietanti per i tifosi della Viola. La statistica già ricordata, ma quella conta fino a un certo punto. Lo voci su Vanoli, che sta facendo persino peggio di Pioli (ma se salta lui, chi arriva?). Il totale scollamento con la proprietà: dopo la morte di Joe Barone, con Rocco Commisso sempre più lontano, la squadra sembra ormai abbandonata a sé stessa, in balia degli eventi, e delle proprie divisioni. I litigi sul campo e fuori. Kean che sembra essere tornato il bad boy degli scorsi anni, o comunque si è completamente smarrito, dimostrando di non poter essere un riferimento nelle difficoltà.
Gudmundsson che dopo le vicissitudini giudiziarie (le accuse di molestie sessuali, da cui tra l’altro proprio in settimana è stato assolto in via definitiva), non è più stato se stesso. Se anche l’ultimo baluardo De Gea comincia a commettere errori non da lui, vuol dire che la situazione è davvero grave. Perché quando una squadra costruita per altri obiettivi si ritrova invischiata nella lotta per non retrocedere, spesso non riesce a calarsi nella nuova realtà. Ci sono tutti gli ingredienti dello psicodramma, per immaginare persino l’inimmaginabile… Ma no dai, non scherziamo. Che la Fiorentina retroceda è impossibile. O quasi.