Mondo

Il doppio standard dell’Europa su Israele: critiche su Gaza, ma vanno alla conferenza sulle armi del governo Netanyahu

All'evento, sponsorizzato dal ministero della Difesa di Tel Aviv, c'erano i delegati di Germania, Norvegia e Regno Unito. Presentate tecnologie belliche testate durante i raid a Gaza, Libano e Iran

L’ipocrisia del mondo intero, ma specialmente europei, è emersa platealmente in occasione della recente conferenza sponsorizzata dal ministero della Difesa israeliano. Al meeting in cui sono state presentate tecnologie testate durante le ultime campagne militari israeliane, soprattutto a Gaza, in Libano e Iran, hanno infatti partecipato i rappresentanti di molti Paesi, tra cui quelli che […]

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L’ipocrisia del mondo intero, ma specialmente europei, è emersa platealmente in occasione della recente conferenza sponsorizzata dal ministero della Difesa israeliano. Al meeting in cui sono state presentate tecnologie testate durante le ultime campagne militari israeliane, soprattutto a Gaza, in Libano e Iran, hanno infatti partecipato i rappresentanti di molti Paesi, tra cui quelli che avevano criticato la sproporzionata reazione di Israele al 7 ottobre contro i civili della Striscia. Nonostante la tregua a Gaza più volte violata dalle Forze di Difesa Israeliane, gli europei sono accorsi per conoscere nei dettagli i nuovi ritrovati bellici israeliani con il pretesto della minaccia russa. Israele, da parte sua, sta tentando di sfruttare al massimo la guerra a Gaza per commercializzare le sue ultime tecnologie militari. Gli aspiranti acquirenti in prima fila sono stati gli statunitensi e gli europei. Funzionari di Paesi come Germania, Norvegia e Regno Unito hanno potuto vedere su un grande schermo allestito nell’auditorium due droni d’attacco mostrati mentre volavano contro un edificio nell’enclave palestinese, sollevando una colonna di fumo lungo la costa di Gaza. “Vedete il primo che colpisce il lato sinistro… e poi il secondo si autocentra”, ha spiegato al pubblico Ran Gozali, Ceo di UVision Air, un’azienda israeliana di tecnologia per la difesa: “Questi sono alcuni dei filmati che ci è stato concesso di condividere”.

Tra i partecipanti c’erano rappresentanti del governo statunitense, dirigenti dell’industria privata e investitori stranieri. Una delegazione ufficiale è arrivata dall’India, mentre Uzbekistan, Singapore e Canada hanno inviato funzionari. La Norvegia, che ha ritirato gli investimenti in Caterpillar a causa dell’utilizzo dei bulldozer dell’azienda a Gaza, ha inviato un funzionario diplomatico, hanno reso noto gli organizzatori. L’ambasciata norvegese in Israele invece non ha risposto a una richiesta di commento inviata dal Wall Street Journal. L’affluenza è stata molto più numerosa rispetto all’anno precedente, secondo gli organizzatori, perché, nonostante l’isolamento diplomatico in seguito alle decine di migliaia di morti a Gaza, la guerra ha di fatto rafforzato il fascino della tecnologia militare di Israele. “Il campanello d’allarme per l’Europa è suonato in seguito al discorso del vicepresidente J.D. Vance alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera lo scorso febbraio, che ha criticato i governi del continente per quella che ha definito censura e isolamento dei partiti populisti, segnale di un mutato contesto transatlantico”, ha affermato Sebastian Von Ribbentrop, managing partner di JOIN Capital, una società di venture capital con sede in Europa, presente alla conferenza.

Molti stati europei hanno imposto embarghi sulle armi alle aziende israeliane durante la guerra, limitando in tutto o in parte le importazioni e le esportazioni militari. A settembre, il Regno Unito aveva impedito a una delegazione del Ministero della Difesa israeliano di partecipare a una fiera del commercio di armi. Ora però un portavoce del governo britannico ha dichiarato che “funzionari dell’ambasciata britannica hanno partecipato alla conferenza, come fanno abitualmente in tutto il mondo, per coinvolgere le controparti e promuovere gli interessi del Regno Unito”. La scorsa estate, la Germania aveva bloccato le spedizioni di equipaggiamento militare a Israele giustificando la decisione con il timore che potesse venire utilizzato a Gaza. Non appena entrato in vigore l’attuale cessate il fuoco, però l’embargo è stato revocato e continua a esserlo pur essendo lampante che la tregua sia talmente fragile da venire sconfessata sul campo quasi quotidianamente dalle Idf.