“Se nominiamo un mercante d’armi, un uomo che ha lavorato nel mercato delle armi, a fare il ministro della Difesa, il rischio è che succeda quello che Trump dice con onestà, visto che chiama il Pentagono il ministero della Guerra e non più della Difesa”. Sono le parole pronunciate a Otto e mezzo (La7) da Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, che esprime una critica acerrima sulla proposta di “leva volontaria” annunciata da Guido Crosetto.
L’idea del ministro è nota: istituire un servizio militare su base opzionale, rivolto solo a chi sceglie di partecipare, con l’obiettivo di creare una riserva ausiliaria dello Stato da schierare in caso di crisi — guerre ibride, cyber-attacchi, calamità naturali, emergenze. Il modello guarda alla Francia e alla Germania; i numeri in discussione prevedono una partenza con almeno 10mila volontari, per salire a 30-35mila nel medio periodo e potenzialmente a 50mila entro il 2035. Anche la durata sarebbe flessibile, inferiore all’anno, e potrebbe includere figure civili con competenze tecniche avanzate.
Ma per Montanari la questione va oltre gli aspetti organizzativi: “Credo che questo governo, e non solo il nostro, stiano facendo di tutto per preparare l’opinione pubblica l’idea che la guerra è normale e che è inevitabile. Questo è un enorme errore che rischia di portarci alla guerra davvero. La nostra Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra, e non è un discorso per anime belle, chi l’ha scritto sapeva perfettamente che la guerra fa parte della vita, l’avevano fatta la guerra. Io – continua – temo che uno dei problemi è che la classe politica di oggi la guerra non l’ha fatta, non sa che cos’è. Erasmo da Rotterdam diceva “Dulce bellum inexpertis”, cioè la guerra sembra dolce a chi non sa che cos’è. E la nostra Costituzione ci dice di investire denaro, comunicazione, diplomazia, per estirpare l’idea che la guerra possa essere la soluzione”.
La critica si intreccia con le ultime mosse dell’industria della difesa. Leonardo, il grande gruppo italiano dell’aerospazio, ha presentato in questi giorni un nuovo sistema antimissile battezzato “Cupola di Michelangelo”, o Michelangelo Dome: un apparato integrato che richiama simbolicamente la cupola michelangiolesca di San Pietro e tecnicamente l’Iron Dome israeliano.
Montanari commenta: “La Leonardo chiama il nostro sistema di difesa che bisognerà costruire la cupola di Michelangelo, la Leonardo che fa la cupola di Michelangelo. Da storico dell’arte ho un senso di nausea“.
Lilli Gruber ricorda che, secondo Crosetto, il nuovo sistema richiederà investimenti per 4,4 miliardi di euro nei prossimi anni. Il rettore rilancia: “Intanto vorrei capire se il Papa, proprietario della cupola di Michelangelo, di San Pietro, che ha parlato di una pace disarmata e disarmante, sia proprio contento di quest’uso. Però tutto questo ci dice qualcosa: il generale di De Gregori dice che la guerra è bella anche se fa male. Il messaggio che ci mandano è questo: dobbiamo militarizzarci. Ha detto anche che l’università deve far parte di un sistema che prepara la guerra. No, l’università prepara la pace.”
Montanari mette in dubbio anche l’efficacia della leva volontaria come strumento di difesa nelle guerre ibride: “Ora, il punto è questo: cosa veramente vogliamo? La deterrenza militare serve se siamo disposti a farla la guerra. E chi la farà la guerra? L’ammiraglio Cavo Dragone dice che possiamo scagliare degli attacchi preventivi, cioè il responsabile della struttura militare della Nato: degli attacchi preventivi che però si possono considerare difensivi.
E conclude: “Anche questo vorrei capire: se è la guerra ibrida, ci servono 10.000 soldati di leva, che non avranno nessun ruolo nella difesa cibernetica evidentemente? Cioè, c’è in realtà da un punto di vista culturale il tentativo di far passare l’idea che la guerra non abbia alternative. Ma quando succede questo, alla fine la guerra si fa davvero, la storia dice questo.”