Cronaca

Fratelli d’Italia in tilt sulla cannabis light: dopo averla vietata firma una proposta per rilegalizzarla. Ma poi la ritira

Caos sull'emendamento del senatore meloniano Matteo Gelmetti: "Nel partito c'è una discussione in corso, ci sono frizioni, ma attenderò che maturino i tempi", dice al Fatto

Fratelli d’Italia è andata in tilt sulla cannabis light, priva di effetti stupefacenti. Dopo averla messa fuorilegge con il decreto sicurezza, equiparandola alle droghe, un emendamento alla legge di Bilancio del meloniano Matteo Gelmetti ne voleva affidare la gestione all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, con una supertassa al 40%. Come le sigarette. Un drastico […]

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Fratelli d’Italia è andata in tilt sulla cannabis light, priva di effetti stupefacenti. Dopo averla messa fuorilegge con il decreto sicurezza, equiparandola alle droghe, un emendamento alla legge di Bilancio del meloniano Matteo Gelmetti ne voleva affidare la gestione all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, con una supertassa al 40%. Come le sigarette. Un drastico cambio di rotta: dal divieto alla regolamentazione delle vendite, sotto l’egida dello Stato, poiché l’Agenzia è un ente pubblico controllato dal ministero dell’Economia. Dopo che giovedì la notizia è uscita sul fattoquotidiano.it, il partito di Giorgia Meloni prima ha rivendicato la proposta, poi ne ha annunciato il ritiro. Due sbandate in meno di 24 ore.

L’emendamento

Per capire le ragioni della doppia retromarcia abbiamo chiesto lumi all’autore dell’emendamento. “La volontà è di ritirarlo, ma non ho ancora iniziato l’iter parlamentare perché ora sono a Verona”, dice Gelmetti: “Nel partito c’è una discussione in corso, ma non è ancora il momento di fughe in avanti”. Il senatore FdI tuttavia non intende mollare la presa: “Di sicuro la discussione andrà avanti e le frizioni sono naturali per arrivare alla sintesi. Bisogna aspettare il tempo della maturazione, come per il frutto, anche se per la canapa parliamo di fiore”. Alla cannabis light, secondo Gelmetti, Meloni non si sarebbe neppure interessata, secondo Gelmetti: “La premier affronta questioni importantissimi per i destini della nazione, questo dossier non è neppure giunto sulla sua scrivania”. Sul tavolo di Alfredo Mantovano, invece, il “fascicolo light” è presente già da tempo. Il 18 luglio, ad un evento romano contro le mafie, il braccio destro di Meloni a capo del dipartimento antidroga di palazzo Chigi tuonava: “Nulla contro la canapa, ma con la cannabis cosiddetta light sì”. Il motivo? “Non si può vendere droga nei supermercati o nei negozi come se si vendessero caramelle”. Abbiamo chiesto a Gelmetti con quali esponenti del suo partito ha condiviso il suo emendamento, ma il senatore non ha voluto fare nomi.

La doppia sbandata di FdI: prima rivendica, poi annuncia il ritiro

Intanto, lo sgomento si è diffuso tra gli addetti ai lavori, sull’onda della proposta targata FdI: ma come, la cannabis light non era droga secondo il governo? Meglio tardi che mai, auspicavano le aziende, con il legittimo sospetto che l’emendamento sarebbe evaporato presto. Invece nel pomeriggio l’ufficio stampa dei senatori di Fratelli d’Italia ha diramato un comunicato rivendicando la proposta, con l’obiettivo di “contrastare la diffusione e la vendita di prodotti a base di cannabis light”. Nessuna accenno al decreto sicurezza e al divieto delle infiorescenze della canapa, bandite come sostanze stupefacenti: “La proposta emendativa non nasconde alcuna volontà occulta di legalizzazione di questi prodotti, come sostenuto da alcuni, ma l’esatto contrario. Sono in corso interlocuzioni con i ministeri competenti per stabilire quale sia la strada migliore per contrastare questo business”. L’emendamento classificava la cannabis light come prodotto da fumo. Al pari delle sigaretta, il mercato del fiore verde sarebbe stato affidato alla regolamentazione dell’Agenzia della dogane e dei monopoli. Ma l’euforia, nella filiera, è durata un soffio. Poco dopo fonti parlamentari lasciavano filtrare alle agenzie: “l’emendamento sarà ritirato”. In attesa che Gelmetti avvii la pratica di ritorno da Verona, le opposizioni si sono scatenate contro “l’indecente balletto” sulla cannabis. Neppure sotto effetto di stupefacenti, scherza qualche buontempone, si toccano tali vette di confusione. “Dopo tutta la guerra ideologica contro il settore, questo governo non meritava di creare una legge per regolare la canapa ”, il commento amaro di Federcanapa. Ora alla filiera non resta che sperare nelle sentenze della magistratura: “Aspettiamo il giudizio della Corte di Giustizia europea e della Corte Costituzionale, che erano da subito gli unici metri per riportare in chiaro il settore”, aggiunge la Federazione.