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Ucraina, la “diplomazia segreta” di Melania Trump: altri sette bambini rapiti dai russi sono tornati a casa

La first lady americana è in contatto con la commissaria per i diritti dell'infanzia del Cremlino, Maria Lvova-Belova, sulla quale pende un mandato d'arresto internazionale. Secondo Kiev, 19mila minori si trovano ancora in Russia: di loro, solo 1.850 hanno fatto ritorno
Ucraina, la “diplomazia segreta” di Melania Trump: altri sette bambini rapiti dai russi sono tornati a casa
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Gli uomini seduti ai tavoli dei negoziati non hanno ancora ottenuto risultati definitivi per mettere fine al conflitto in Ucraina. Ieri, a Miami, Rustem Umerov, capo del Consiglio di sicurezza ucraino, ha incontrato il segretario di Stato Usa, Mark Rubio; qualche giorno fa Steve Witkoff e Jared Kushner, inviato speciale e genero di Trump, sono rimasti cinque ore al Cremlino a discutere dell’accordo di pace con il presidente russo. Risultati più immediati e tangibili, sembra, li stiano ottenendo le donne, con quella che alcuni media chiamano “diplomazia segreta”. Stanotte sette bambini ucraini che erano in Russia sono riusciti a ricongiungersi con le loro famiglie in Ucraina grazie all’intervento della first lady repubblicana. “La first lady americana accoglie con favore i progressi dell’iniziativa per la riunificazione dei bambini tra Russia e Ucraina” si legge sul sito della Casa Bianca, che riporta le parole della moglie del presidente, che “elogia a leadership e la diplomazia tenace di Russia e Ucraina nel perseguimento della riunificazione di bambini e famiglie”.

La sua sponda a Mosca è la commissaria per i diritti dell’infanzia del Cremlino, Maria Lvova-Belova, che ha lodato pubblicamente “l’incrollabile impegno” dell’americana. Contro la commissaria – come contro il presidente russo – la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per presunta deportazione illegale di bambini ucraini in Russia – un crimine di guerra – ; un’accusa che il Cremlino ha definito “oltraggiosa” e “inaccettabile”.

Melania, il suo canale diretto con Putin, lo ha instaurato ad agosto scorso, quando al presidente russo è stata recapitata una sua lettera in Alaska da un postino d’eccezione: il presidente degli Stati Uniti. Ad ottobre scorso la first lady ha poi annunciato che una linea di comunicazione diretta e permanente era stata ormai stabilita con il numero uno del Cremlino: “Mi ha risposto per iscritto, manifestando la sua disponibilità a interagire direttamente con me e illustrando i dettagli riguardanti i bambini ucraini residenti in Russia”.

Mercoledì scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede alla Russia di “garantire il ritorno immediato, sicuro e incondizionato di tutti i bambini ucraini trasferiti o deportati con la forza”. “Ogni voto a favore della risoluzione è un sostegno a menzogne, guerra e scontro. Ogni voto contrario è un voto per la pace” ha detto la vice ambasciatrice russa Onu Maria Zabolotskaya. Anche gli Usa l’hanno adottata insieme ad altri novanta Stati, mentre 57 Paesi si sono astenuti. Secondo Kiev, 19mila minori si trovano ancora in Russia. Di loro, secondo il Ministero degli Esteri ucraino, solo 1.850 hanno fatto ritorno.

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