Ilva, tensione al corteo di Genova: la polizia spara lacrimogeni sugli operai. Occupata la stazione di Brignole
Cinquemila operai in marcia chiedendo di tutelare il lavoro. Una prefettura blindata, isolata, protetta con venti blindati e con le grate per impedire ai lavoratori di avvicinarsi al Palazzo del Governo, dopo giorni di sciopero e proteste per lo stallo nella vertenza Ilva. E alla fine, la tensione. Iniziata con un simbolico lancio di uova e fumogeni dei metalmeccanici di Genova e seguita dalla risposta della polizia che ha sparato lacrimogeni verso i manifestanti, alcuni anche ad altezza d’uomo. Un lavoratore è rimasto ferito. Mentre a Taranto gli operai dell’acciaieria hanno terminato lo sciopero ad oltranza che andava avanti da 48 ore con blocchi stradali su due statali, il capoluogo ligure non molla di un centimetro. Arrivando a occupare le banchine della stazione di Brignole dopo aver sfilato davanti alla prefettura.
Meloni tace sulle richieste degli operai
Lo sciopero di oggi, al quale hanno aderito tutti i metalmeccanici della città in solidarietà con gli operai di Ilva e anche gli studenti universitari, era stato giudicato a rischio. La tensione è palpabile da giorni, perché i sindacati chiedono a Giorgia Meloni di prendere tra le mani il dossier legato al rischio di chiusura del siderurgico dopo il “piano corto” presentato dal ministro delle Imprese Adolfo Urso. Ma la presidente del Consiglio tace e la situazione è in stallo. Un silenzio al quale gli operai hanno risposto compatti.
La tensione davanti alla Prefettura
I 5.000 di Fiom, Fim e Usb (la Uilm non ha partecipato) in marcia sono partiti da Cornigliano, presente anche il segretario generale della Fiom Michele De Palma e la sindaca Silvia Salis, e si sono diretti verso il centro. Arrivati davanti alla Prefettura è partito il lancio di uova e di qualche fumogeno. Al quale la polizia ha risposto con i lacrimogeni. Non si sono registrati contatti, anche perché erano state predisposte le grate dai reparti mobili.
In marcia verso la stazione: occupate le banchine
Simbolicamente, dopo il lancio dei lacrimogeni, gli operai hanno fatto avanzare i mezzi da lavoro che hanno sfilato in corteo e ne hanno agganciato uno alle barriere in metallo, sradicandola. Ma pur avendo un varco per superare lo sbarramento non hanno comunque proceduto oltre. Anzi, hanno deciso di cambiare obiettivo, dirigendosi verso la stazione di Brignole dove hanno occupato i binari dopo aver sollecitato la sindaca Salis, intervenuta per provare a calmare le acque spiegando che venerdì incontrerà Urso, a sospendere il Consiglio comunale fino a quando non arriveranno risposte da Roma. La stessa richiesta è stata posta al governatore Marco Bucci, che ha raggiunto gli operai in stazione e promesso che porterà in Consiglio regionale la richiesta e la metterà ai voti: “Domani andrò a Roma, non posso dirvi che tornerò vincitore, però vi dico che tutti i giorni noi lavoriamo per questo obiettivo. Lavoriamo con Taranto affinché il materiale arrivi a Genova ma dobbiamo cominciare a lavorare anche con altri produttori per avere a Genova altre forniture di acciaio che possano essere trasformate in latta e zincato”.
De Palma (Fiom): “Il governo chiude al confronto”
“Metalmeccanici e città hanno risposto in modo straordinario con solidarietà allo sciopero generale. Ma il governo ha chiuso le strade del confronto ed un lavoratore, a cui esprimiamo la nostra vicinanza, è rimasto ferito. Ma noi siamo determinati ad aprire il confronto, stiamo lottando per il lavoro e la dignità”, ha detto il segretario generale della Fiom Michele De Palma durante il corteo invitando Giorgia Meloni “ad aprire le porte di Palazzo Chigi”. Insomma: a prendere in mano il dossier, ora gestito dal ministro Adolfo Urso. “Vogliamo far ripartire il piano che il governo aveva presentato, con lo stanziamento delle risorse necessarie, che prevedeva gli impianti di DRI e i forni elettrici per la decarbonizzazione e per garanzia occupazionale. Noi non ci fermeremo perché vogliamo impedire la chiusura dell’ex Ilva. Se la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro è il momento di dimostrarlo con i fatti”.
Il Pd: “Inaccettabile quanto accaduto”
I lacrimogeni usati contro gli operai vengono definiti “inaccettabili” dal Pd: “Mentre il Governo Meloni continua a sottrarsi al confronto, gli operai difendono lavoro e dignità. Ma invece di risposte hanno trovato lacrimogeni e zone rosse, in una gestione dell’ordine pubblico che finisce per criminalizzare chi chiede ascolto e prospettive – dicono il responsabile Politiche industriali, Andrea Orlando, insieme a Simone D’Angelo e Davide Natale, rispettivamente leader comunale e regionale dem – Siamo al fianco dei lavoratori e chiediamo al Governo di aprire immediatamente un tavolo serio e trasparente”.