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Assolti l’avvocata e gli psicologi di Alessia Pifferi: erano accusati di manipolazione per farla risultare inferma di mente

Il pm aveva chiesto condanne fino a quattro anni, definendo la legale "regista" di un'"operazione volta a far passare per scema" la donna condannata per l'omicidio della figlia
Assolti l’avvocata e gli psicologi di Alessia Pifferi: erano accusati di manipolazione per farla risultare inferma di mente
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L’avvocata di Alessia Pifferi, Alessia Pontenani, è stata assolta dalle accuse di falso e favoreggiamento nel cosiddetto processo “Pifferi bis” su una presunta attività di manipolazione compiuta per ottenere una perizia psichiatrica che certificasse un vizio parziale di mente della sua assistita, condannata in appello a 24 anni per la morte della piccola figlia Diana. Assolti anche gli altri quattro imputati, tre ex psicologhe del carcere di san Vittore e lo psichiatra Marco Garbarini, ex consulente della difesa. Il pm Francesco De Tommasi aveva chiesto condanne fino a quattro anni. Per l’accusa le psicologhe avevano somministrato dei test “incompatibili con le caratteristiche psichiche effettive della detenuta”, mentre lo psichiatra Garbarini l’aveva “eterodiretta” nelle risposte da fornire. L’avvocata Pontenani è stata definita dal pm la “vera regista dell’operazione volta a farla passare per scema”.

L’assoluzione è arrivata al termine del processo con il rito abbreviato con la formula “perché il fatto non sussiste” e, in un caso, per la particolare tenuità del fatto. Rinviata a giudizio, invece, una psicologa che aveva optato per il rito ordinario, ma in riferimento a un caso esterno riguardante una presunta irregolarità sul conseguimento di alcuni crediti in dei corsi di aggiornamento. Le motivazioni della sentenza pronunciata dal gup di Milano Roberto Crepaldi saranno disponibili entro un mese. La condanna più alta – quattro anni – era stata richiesta per Pontenani: secondo la legale, la sentenza “dimostra che gli avvocati devono continuare a fare il loro lavoro” e che “non esiste l’eccesso di difesa”. L’avvocato Corrado Limentani, che la assisteva, ha parlato di “un procedimento parallelo fondato sul nulla che ha condizionato il processo principale”.

Nell’ambito del processo si era consumato un duro scontro tra Procura e avvocati, culminato in uno sciopero indetto dalla Camera penale di Milano del 4 marzo 2024. I penalisti protestavano contro l’indagine, definita un'”ingerenza” da parte del pm, in violazione del diritto di difesa e del principio del giusto processo. De Tommasi aveva anche chiesto l’astensione del giudice Crepaldi, a causa di un comunicato dell’Associazione nazionale magistrati milanese, da lui redatto in quanto membro della giunta, che secondo il pm dimostrava un pregiudizio nei confronti dell’indagine: un’istanza respinta dal presidente del Tribunale Fabio Roia. Dall’inchiesta nei confronti dell’avvocata e delle psicologhe si era dissociata anche Rosaria Stagnaro, la pm che insieme a De Tommasi aveva condotto il processo Pifferi.

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