
Presenti in aula, alla lettura del dispositivo, Antonio e Tina Maimone, i genitori di Francesco Pio Maimone, che hanno accolto tra le lacrime la decisione del giudice
La Corte di assise di appello di Napoli ha confermato la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado a Francesco Pio Valda, per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, ucciso da uno dei colpi di pistola esplosi da Valda al culmine di una lite scoppiata solo per un paio di scarpe sporcato. Presenti in aula, alla lettura del dispositivo, Antonio e Tina Maimone, i genitori di Francesco Pio Maimone, che hanno accolto tra le lacrime la decisione del giudice. I giudici hanno confermato anche le condanne inflitte in primo grado a Pasquale Saiz, Giuseppina Niglio e Alessandra Clemente. Per Salvatore Mancini, invece, ha escluso l’aggravante mafiosa e rideterminando la pena a 2 anni e sei mesi.
In primo grado Clemente, cugina di Valda, venne condannata a due anni e sei mesi. Giuseppina Niglio, la nonna dell’imputato, a quattro anni e sei mesi. Pasquale Saiz, a quattro anni come Mancini a cui oggi la Corte di Assise di Appello ha ridotto la pena a due anni e mezzo ritenendo insistente l’aggravante mafiosa.
Francesco Pio Maimone era un 18enne aspirante pizzaiolo totalmente estraneo a contesti criminali. l’imputato sparò all’impazzata durante un lite con un altro gruppo di ragazzi legati ai clan di camorra napoletani semplicemente perché qualcuno gli aveva pestato il piede sporcandogli la scarpa griffata. A perdere la vita fu appunto Maimone, colpito a morte da un proiettile esploso ad altezza d’uomo, ma totalmente estraneo alla vicenda e a quei contesti malavitosi.
“Eravamo sulle spine, abbiamo sempre creduto nella magistratura, che si è fatta sentire, chi commette questi delitti, paga – ha detto Antonio Maimone – La giustizia esiste ringraziamo i giudici per averci dato giustizia per nostro figlio”. Maimone ha anche commentato le scuse dell’imputato arrivate ancora una volta tramite una seconda lettera: “Non posso accettare le parole di Valda – ha aggiunto – che giungono dopo 32 mesi di sofferenza, dopo averci fatto un video sfottò con una pizza in mano e ferendoci nuovamente. Oggi non si può presentare in aula e chiederci scusa. Il perdono deve chiederlo a Dio, e alla città di Napoli, non a me. Io sono un semplice cittadino, non ho questa forza per accettare. Sui social – ha ricordato Maimone – diceva che si sarebbe fatto la carcerazione forte come un leone, ma dopo 32 mesi non ha più quella forza. Ringraziamo tutti, perché Pio è entrato in tutte le case napoletane e italiane”. “Pio è un simbolo di tutta Napoli – ha aggiunto commossa Tina Maimone – i magistrati hanno capito il dolore di mamma. Oggi più che mai portiamo in gloria Pio”. “La sentenza rende giustizia alla famiglia ed è un chiarissimo segnale rivolto ai giovani a cui viene detto che la strada da intraprendere è lontana da quella che ha preso Francesco Pio Valda” dice Sergio Pisani, l’avvocato dei genitori della vittima.
La lettera di Valda a cui si riferisce la famiglia è stata letta prima del verdetto: “Credete in me ora che ho preso coscienza di quello che ho determinato, non sono un fenomeno. Non vado fiero di quello che ho fatto, non ho chiesto scusa perché non avevo il coraggio, non sono un fenomeno, la vita non va sprecata. Uscite andate a divertirvi, credete in me ora che ho preso coscienza di quello che ho fatto”.