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Woody Allen, nato Allan Stewart Königsberg, 90 anni e una cinquantina di film (di cui molti splendidi)

La vita del regista di origini ebraiche aschenazite, dai film iconici alla guerra legale con l'ex moglie Mia Farrow. Amico per una vita di Diane Keaton, ha vinto quattro Oscar
Woody Allen, nato Allan Stewart Königsberg, 90 anni e una cinquantina di film (di cui molti splendidi)
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Woody Allen, nato Allan Stewart Königsberg, figlio di un tassista e di una fioraia del Bronx, origini ebraiche aschenazite, ha confermato nella sua autobiografia Apropos of Nothing (2020) d’essere nato il 30 novembre 1935, nonostante siano state molte le fonti precedenti ad asserire che venne al mondo il primo di dicembre. Il suo novantesimo compleanno, dunque, si festeggia proprio oggi.

Apropos of Nothing, pubblicata in Italia da La Nave di Teseo nel 2020 fu bloccata dall’editore Hachette a pochi giorni dall’uscita. Erano infatti anni di post-Me Too e il regista-attore era finito nell’occhio del ciclone mediatico (e giudiziario) per via dei presunti scandali legati al rapporto sentimentale fra lui e Soon-Yi Farrow, figlia adottiva di Mia Farrow, compagna dell’attore per 13 anni. Una storia d’amore, quella fra Woody e Soon-Yi, culminata il 22 dicembre ’97 con le nozze (Allen aveva già avuto due mogli) celebrate al Palazzo Cavalli-Franchetti di Venezia, con tanto di giro in gondola: “È l’unica relazione della mia vita che abbia funzionato: siamo ancora qui tanti anni dopo e siamo felici, con due bambine meravigliose”, ha dichiarato Woody al suo biografo Eric Lax (Conversazioni su di me e tutto il resto, La nave di Teseo, 2007).

Strali velenosi contro il regista, dunque, lanciati da Farrow (secondo il racconto dell’attrice, il suo ex marito Frank Sinatra si era offerto di far rompere le gambe a Woody per via della relazione con Soon-Yi). Ma c’era stata anche una seconda, altrettanto presunta e ben più grave, accusa da parte di Mia: molestie di Allen nei confronti di Dylan, figlia adottata dai due quando la bimba aveva 7 anni. Accusa poi puntualmente archiviata dal procuratore del Connecticut e dal Dipartimento dei servizi sociali di New York. Una guerra Farrow-Allen al confronto della quale quella dei Roses pare acqua fresca. Il rapporto sentimentale fra Woody e la Farrow, durò ben 12 anni e quello professionale produsse 7 film, dal ’73 al ’93, prima che scoppiasse la tempesta perfetta.

A inizio carriera, dopo una gavetta come autore di gag per riviste umoristiche, Woody aveva incontrato l’altra sua futura musa, Diane Keaton: fu sui palcoscenici di Broadway, dove entrambi recitavano in Provaci ancora Sam (poi, nel ’72, portato al cinema con la regia di Herbert Ross). Raccontava il futuro regista di Manhattan (’79) che “la Keaton faceva sempre strabuzzare gli occhi a tutti per come si vestiva. Faceva tendenza, volevano tutte vestirsi come lei”. Woody e Diane cominciarono a recitare insieme sul grande schermo solo dopo che loro relazione, durata pochi anni, era giunta al capolinea, e lei si mise con Warren Beatty.

I due resteranno, però, grandi amici, fino alla scomparsa di Diane l’11 ottobre di quest’anno. Alla notizia della morte della Keaton, Allen scrisse per The Free Press: “Solo Dio e Freud possono conoscere il motivo per cui ci siamo separati”. Insieme avevano girato film indimenticabili come Il dormiglione (’73), Amore e guerra (’75), Io e Annie (’77), Interiors (’78) e, dopo una lunga pausa in cui il felice binomio artistico s’era sciolto, eccoli tornare insieme con il capolavoro vagamente ‘felliniano’ Radio Days (’87) e infine con Misterioso omicidio a Manhattan (’93).

Allen ha diretto (e sceneggiato), in totale, una cinquantina di film: il primo, decisamente ‘altra cosa’ rispetto ai seguenti è Che fai, rubi? (’66), un non riuscitissimo, decisamente demenziale, ri-montaggio di Kokusai himitsu keisatsu: Kagi no Kagi (ovvero Polizia segreta internazionale: la chiave delle chiavi) del regista giapponese Senkichi Taniguchi. In pratica, una parodia al quadrato: Taniguchi vuol parodiare James Bond che Allen trasforma in una sorta di Indiana Jones alla ricerca di… un’insalata di pollo. Certo Woody realizzerà negli anni successivi ben altre meraviglie (l’attore più presente nei suoi film è… lui), ma non tutti, a mio giudizio, grandi, soprattutto negli anni Duemila: Vicky Cristina Barcelona (2008), ad esempio, l’ho trovato stucchevole. Altra cosa i primi splendidi Prendi i soldi e scappa (’69), Il dittatore dello stato libero di Bananas (’71) e, soprattutto, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (’72).

Chi crede ciecamente nel valore degli Oscar si ricordi ogni tanto che Kubrick, Hitchcock, Altman, Lumet, solo per citare degli immensi registi, non ne hanno mai preso uno… comunque le quattro statuine di Allen sono meritatissime: 2 nel ’78 per Io e Annie come regista e sceneggiatore (invece di ritirare la prestigiosa statuetta, andò a suonare il clarinetto, come ogni lunedì sera, al Michael’s Pub di NYC, applicando inderogabili regole: se qualcuno gli rivolge la parola, viene automaticamente espulso dal club). Anche Keaton vinse l’Oscar: la sua Annie Hall, fu scritta da Allen apposta per lei e ha infatti il suo stesso cognome (Keaton era il nome della madre). Altre due statuette per Hanna e le sue sorelle (’86) e Midnight in Paris (2012, sceneggiatura).

Meglio dimenticare la patetica intervista che Fabio Fazio gli fece nel dicembre 2023, dove Allen venne doppiato con una voce che pareva quella di una macchietta (certo il grande Oreste Lionello non c’era più, ma almeno i sottotitoli per farci sentire la sua voce no?). E con un Woody mezzo addormentato. Meglio la chiacchierata intavolata con lui da Geppi Cucciari lo scorso ottobre: molto vitale lui, assai brillante lei.

Woody Allen è riuscito a dare nobiltà persino agli spot pubblicitari: deliziosi quelli girati per la Coop e per la Telecom, ma anche a divenire, dal ’76 al 1984, il personaggio di un fumetto di successo scritto e disegnato da Stu Hample; a scrivere decine di libri; ad adorare e praticare il jazz di cui infarcisce i propri film (si è rinominato Woody in onore del grande clarinettista Woody Herman). Persino Stanley Kubrick pensò di sceglierlo per una parte, poi andata a Sydney Pollack, in Eyes Wide Shut, nel ’99. Provaci ancora, Woody.

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