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Ultimo aggiornamento: 14:20 del 18 Dicembre

Caracciolo a La7: “Crosetto rilancia la leva? L’Italia ha 50 anni di età mediana e i russi non vogliono invaderci. Di che parliamo?”

Il direttore di Limes avverte: “Le guerre nascono da sole, come valanghe. È successo nella prima e nella seconda guerra mondiale. Non deve accadere una terza”
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La proposta del ministro della Difesa Guido Crosetto di introdurre un nuovo servizio militare su base volontaria – una sorta di “leva moderna” che metterebbe l’Italia in linea con le iniziative di Francia e Germania – accende il dibattito politico e mediatico. A Otto e mezzo, su La7, il direttore di Limes Lucio Caracciolo pone una serie di interrogativi sostanziali sul piano annunciato dal ministro, invitando a distinguere tra reale esigenza militare e retorica dell’emergenza.
La bozza del disegno di legge, che Crosetto intende presentare nelle prossime settimane, prevede la creazione di una riserva ausiliaria di almeno 10mila unità, con l’obiettivo di arrivare a 30-35mila nel medio periodo. Una forza che integrerebbe gli attuali organici delle Forze Armate, oggi circa 170mila militari in servizio, considerati insufficienti dal ministro per affrontare un contesto internazionale sempre più instabile.

Ma a Otto e mezzo Caracciolo mette immediatamente in discussione il vocabolario usato dal ministro: “È interessante che qualcuno parli di leva volontaria, perché almeno secondo il vocabolario italiano è una contraddizione in termini. La leva ti obbliga a fare servizio militare, se vuoi fare il volontario fai il volontario, sono due mestieri diversi. Siamo in un paese dove si gioca facilmente con le parole, sarebbe però interessante capire di che si tratta”.
Per il direttore di Limes, l’idea di una riserva potenziata può avere una sua logica operativa, ma non va confusa con la leva obbligatoria: “Certamente ci sono piani molto avanzati che riguardano per esempio la creazione di una riserva sufficientemente corposa e efficiente, ma non è esattamente la stessa cosa, né sotto il profilo della forza militare ovviamente e neanche sotto il profilo delle conseguenze politiche e sociali”.

Una vera reintroduzione della leva obbligatoria, spiega Caracciolo, avrebbe implicazioni politiche esplosive: “Se si dovesse reintrodurre la leva, certamente non sarebbe una partita semplice per chi la propone. Il vantaggio del ministro Crosetto rispetto ad altri ministri è che quando parla dice delle cose, ma forse stavolta ha detto delle cose che la sua maggioranza non potrebbe sostenere fino in fondo, figuriamoci l’opposizione. Se ci fosse veramente un obbligo di leva, e non vedo che cos’altro possa significare la leva, allora ci sarebbero sicuramente delle reazioni non esattamente positive in una buona parte dell’elettorato“.

Alla domanda della conduttrice Lilli Gruber su una possibile necessità di aumentare drasticamente gli organici militari, Caracciolo risponde senza esitazioni: “Io penso di no in questo momento, penso che comunque la forza militare di un paese non dipenda tanto da questo quanto dalle sue capacità complessive e soprattutto dalla capacità che il paese sia in grado di sostenere una guerra. Questo è un paese che ha un’età mediana di 50 anni, di che cosa stiamo parlando?
E rilancia: “Ma poi c’è qualcuno che vuole invadere l’Italia? C’è qualche minaccia alle porte? E soprattutto cosa possiamo fare noi?
Quando Gruber chiede se una minaccia esista davvero, Caracciolo replica: “La minaccia reale in senso stretto oggi io francamente non riesco a vederla. Se la domanda è se i russi vogliono arrivare in Italia, la mia risposta è che credo di no e comunque anche se lo volessero non potrebbero, visto che sono ancora a mezzo Donbass“.

Pur criticando la retorica della leva volontaria, Caracciolo riconosce un merito al ministro: fotografare un trend europeo di riarmo generalizzato. “Il punto è un altro – sottolinea l’esperto – e questo credo che Crosetto abbia fatto bene a richiamare: prendere atto di una realtà, cioè che intorno a noi tutti riarmano dal punto di vista industriale, dal punto di vista delle forze armate e così via. Noi italiani siamo un po’ nelle nuvole, ci piace immaginare che il mondo continui come era. Il mondo è cambiato – continua – Ci sono ovviamente coloro che soffiano sul fuoco, ci sono degli isterismi, ma la realtà è che siamo entrati in una situazione critica e si sa che quando si comincia a sparare, poi non c’è più una logica politica che possa governare i processi. Le guerre si formano da sole, come le valanghe, è successo nella prima, è successo nella seconda guerra mondiale, non deve succedere una terza”.

Ma Caracciolo ridimensiona l’idea che una riserva volontaria possa costituire un cambio di passo: “Certamente le nostre forze armate debbono essere rafforzate, ma chiaramente non è attraverso un sistema di riserva rinforzata che si possa immaginare una svolta”.
E dubita, infine, che un modello volontario possa attrarre numeri significativi: “Mi domando se il principio è volontario, quindi non obbligo, ma appunto scelta, quanti sarebbero disposti a farlo, considerando anche le disponibilità finanziarie di questo paese che non sarebbero evidentemente così forti. L’importante è che comunque si comincia a parlare di queste cose in maniera un pochino più specifica e se, come dice Crosetto, la cosa va in Parlamento, meglio ancora”.

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