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Sequestrati 2,5 milioni di euro all’ex rettore dell’Università di Messina: è accusato di peculato

L'ex presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Salvatore Cuzzocrea, è sotto inchiesta per rimborsi faraonici e pagamenti alla sua società agricola
Sequestrati 2,5 milioni di euro all’ex rettore dell’Università di Messina: è accusato di peculato
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Sequestrati 2 milioni e 460 mila euro all’ex rettore di Messina e già presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Salvatore Cuzzocrea. È stato eseguito stamattina dalla Guardia di Finanza di Messina il sequestro, firmato dal gip del tribunale peloritano, nell’ambito dell’inchiesta per peculato che coinvolgere l’accademico accusato si aver ottenuto rimborsi faraonici dal Dipartimento di “ChiBioFarAm” messinese tra il 2019 e il 2023, molti dei quali finiti a società a lui collegate. Travolto dallo scandalo, il rettore Cuzzocrea si è in seguito dimesso, per poi essere scelto sette mesi dopo dalla ministra Anna Maria Bernini per un “incarico in qualità di consigliere del Ministro dell’Università e della ricerca”.

La denuncia e l’inchiesta

È iniziato tutto nell’ottobre 2023, quando il componente del senato accademico messinese Paolo Todaro, invia una denuncia della ministra Bernini, al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, al collegio dei revisori dei conti dell’ateneo di Messina, alla Guardia di finanza e Procura peloritana, e persino alla Corte dei conti e all’Anac. Secondo i dati raccolti da Todaro, il rettore avrebbe incassato negli anni “40.324,44 euro al mese” di rimborsi, circa “1.920,21 euro al giorno, esclusi i sabati e le domeniche”. “Una dinamica dei rimborsi – scrive Todaro nella nota inviata ai revisori dell’ateneo – che ha avuto un crescendo sistematico: da 157.327 euro nel 2019, una media di 13.110 euro di rimborsi al mese, fino ad arrivare nel 2022 alla cifra di € 828.465 euro, con una media di € 69mila euro di rimborsi al mese”. Cuzzocrea ha replicato di essere “sereno e tranquillo” e di aver chiesto i rimborsi “solo sui fondi di ricerca”, e di aver prodotto “262 lavori in 5 anni”. Ma lo scandalo diventa un macigno, il rettore decide di fare un passo indietro, mentre la procura lo iscrive per peculato.

Soldi per il maneggio

Ma oltre al caso rimborsi, saltano fuori anche moltissimi pagamenti effettuati dall’università alla Divaga Società Agricola Srl, azienda agricola fondata nel 2019 per “allevamento di cavalli e equini”, con appena 10mila euro di capitale sociale, in cui Cuzzocrea detiene le quote insieme alla moglie. Per questo motivo, con un provvedimento parallelo, la procura di Messina guidata da Antonio D’Amato, ha ottenuto il sequestro preventivo in via di urgenza di oltre 860 mila euro, somma che secondo l’accusa il rettore avrebbe distratto a vantaggio della sua azienda. Anche in questo caso l’accusa è di peculato.

A processo per appalto all’Università

Oltre all’indagine sui rimborsi, l’ex rettore Cuzzocrea da giugno è sotto processo a Messina per turbativad’asta e falso in merito alla gestione di alcuni appalti per forniture e servizi dell’Ateneo che secondo i rilievi dell’Anac nell’aprile 2022, erano stati affidati direttamente “al di sopra delle soglie comunitarie, senza gara obbligatoria, utilizzando in maniera abusiva la normativa emergenziale”. A processo è finito anche l’ex direttore generale dell’ateneo, Francesco Bonanno, e gli imprenditori Giuseppe Cianciolo, Santo Franco, Michelangelo Geraci e Rosaria Irene Ricciardello. Mentre gli imprenditori Daniele Renna e Raffaele Olivo hanno patteggiato a dieci mesi di reclusione e seicento euro di multa.

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