Chiesto il minimo della pena con attenuanti per l’ex assessore di Voghera accusato di omicidio volontario: uccise un 39enne marocchino
Il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha chiesto la condanna a 11 anni e 4 mesi nei confronti di Massimo Adriatici. L’ex assessore leghista alla Sicurezza del Comune di Voghera è a processo, con rito abbreviato, per omicidio volontario di Younes El Boussettaoui, 39enne marocchino. La richiesta di pena è sui minimi – 14 anni in abbreviato (21 se fosse ordinario) – perché la procura deve aver valutato la concessione delle attenuanti che riducono ulteriormente la pena di un terzo.
Dalla pistola di Adriatici partì il colpo che, la sera del 20 luglio 2021, uccise in piazza Meardi a Voghera (Pavia) il nordafricano centrandolo in pieno petto. Il nordafricano – pluripregiudicato già noto alle forze dell’ordine – era ubriaco e stava importunando alcuni ospiti del bar. L’assessore – armato della sua calibro 22 – era in piazza e chiamò le forze dell’ordine. Ci fu una parapiglia e Adriatici fu colpito e finì a terra, quindi sparò all’uomo che morì poco dopo.
L’ex assessore ha sempre sostenuto di essersi avvicinato all’uomo perché stava importunando alcune persone. “Lo chiamavamo sceriffo per l’atteggiamento, che non era quello di un assessore”, aveva dichiarato il coordinatore del partito “La buona destra” di Voghera. “Mi sono avvicinato, l’ho redarguito invitandolo ad andarsene e a quel punto ho chiamato la polizia – aveva dichiarato Adriatici– Sentendo la mia telefonata, mi ha spinto facendomi cadere. È stato a quel punto che dalla pistola già impugnata è partito il colpo”.
Poco più di un anno fa il giudice restituì gli atti alla procura che contestava l’eccesso colposo di legittima difesa, ritenendo che quando avvenuto il 20 luglio non potesse essere stato né un incidente, né un eccesso colposo. Le indagini erano partite dalle immagini delle telecamere di sicurezza di piazza Meardi, che mostravano l’ex assessore camminare dietro la vittima poco prima dello sparo. L’ex assessore era stato arrestato, poi la procura – a termine delle indagini – aveva ritenuto che Adriatici fu “aggredito” dal migrante e una “violenta manata al volto” ne determinò “l’improvvisa caduta a terra e la perdita degli occhiali che inforcava”. Fu “costretto dalla necessità di difendersi dal pericolo attuale dell’offesa ingiusta provocata dall’aggressione in corso” da parte della vittima la quale “si avvicinava ulteriormente chinando il busto verso di lui per colpirlo di nuovo”. Esplose quindi un colpo d’arma da fuoco con la sua pistola Beretta modello 21 calibro 22 che uccise El Bossettaoui: una reazione non proporzionata al pericolo ma per colpa, non intenzionalmente secondo i pm.
Lo scorso 6 novembre la giudice Valentina Nevoso del Tribunale di Pavia, al termine della camera di consiglio, aveva letto la sua decisione riqualificando il reato in “omicidio volontario” ritenendo che non potesse essere legittima difesa perché Adriatici “avrebbe dovuto evitare di causare il pericolo, poteva fuggire e non lo ha fatto. Da ex poliziotto aveva tutti gli strumenti per valutare la situazione“. Ora la parola passa a un altro giudice.
La requisitoria del procuratore Napoleone, come riporta l’Ansa, è stata condivisa dai legali di parte civile. “Si tratta di un evidente caso di omicidio volontario – ha sottolineato l’avvocato Marco Romagnoli -. Il fatto che la Procura chieda undici anni e quattro mesi per l’imputato ci vede totalmente d’accordo: è una richiesta che condividiamo e che ci dà conforto”. La sentenza è attesa per il 30 gennaio ma la parte civile è già pronta a dare battaglia. All’uscita dal Tribunale di Pavia dopo l’udienza di oggi, Bahija, sorella di Younes, e gli avvocati Marco Romagnoli e Debora Piazza hanno annunciato che chiederanno di indagare anche su chi aveva condotto inizialmente l’inchiesta. Luca Gastini, uno degli avvocati di Adriatici, parlando con i cronisti all’uscita dal palazzo di giustizia, ha ribadito la tesi secondo la quale quella sera l’ex assessore avrebbe avuto un improvviso blackout affrontando Younes -il colpo di pistola era partito dopo una colluttazione tra i due -, non rendendosi conto di cosa stesse facendo. Una versione che verrà probabilmente approfondita nell’udienza del 16 dicembre.