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Ultimo aggiornamento: 14:08 del 25 Novembre

“I ragazzi non sanno niente di sessualità, a casa non ne parlano e a noi chiedono di tutto”: le Donne de Borgata che portano l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole

"Ricordo un ragazzo che ha chiesto come fare per riconoscere, durante un rapporto sessuale, che l'altra persona è consenziente", il racconto delle esperte che girano per le scuole
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Donne de Borgata è una realtà che da circa tre anni organizza incontri sessuo-affettivi nelle scuole, durante le occupazioni, ma non solo. Spesso sono proprio gli studenti a chiamarle, perché, ci dicono le attiviste, “i ragazzi e le ragazze non sanno con chi parlare di queste cose” Sono ginecologhe, psicoterapeute, sessuologhe ed educatrici. Le abbiamo incontrate un pomeriggio a San Basilio, nella periferia nord di Roma, durante un incontro per parlare di sessuo-affettività con il quartiere. “Vogliono sapere di tutto – spiega Daniela Santini, ginecologa in pensione che ha lavorato tutta la vita in un consultorio familiare – dalle cose più banali, come la prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse, alle più sofisticate come normalità, fisiologia, patologia dei rapporti sessuali”.

“Noi utilizziamo un’applicazione, dove gli studenti e le studentesse possono fare delle domande anonime – aggiunge Sara Nardini, psicosessuologa e psicoterapeuta – ci hanno chiesto spesso come comportarsi quando si subiscono delle molestie. Molte domande anche sul consenso – continua Nardini: “Ricordo un ragazzo che ha chiesto come fare per riconoscere, durante un rapporto sessuale, che l’altra persona è consenziente”.

Le attiviste sono convinte che per prevenire la violenza di genere sia importante portare l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole fin dai primi anni di età. “Con i più piccoli si può parlare già di che cosa siano gli stereotipi di genere – dichiara Valeria Giuliano, attivista di Donne De Borgata – ma anche dei ruoli che ci vengono imposti già da piccolissimi e piccolissime, perché secondo noi la prevenzione secondaria, cioè la punizione e la condanna a posteriori, non sono sufficienti”.

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