“Essere medici e infermieri in pronto soccorso è un lavoro usurante, va riconosciuto”: l’appello alla politica per un emendamento alla Manovra
Cinque notti al mese di guardia attiva, in cui sia medici che infermieri affrontano turni di 12 ore, completamente in piedi, senza alcun tipo di possibilità di riposo. Settimane lavorative che superano le cinquanta ore effettive, in condizioni di grande stress, con riposi saltati e rientri all’ultimo momento. E alle pesanti responsabilità professionali, si aggiungono le pressioni psicologiche. Come quella di doversi interfacciare quotidianamente con la perdita di dignità delle persone, accampate per giorni in barella nei corridoi dei pronto soccorso, in attesa del ricovero. Le evidenze scientifiche sono chiare: lavorare nell’Emergenza-Urgenza ha un impatto serio sulla salute dei professionisti. Compromette le prestazioni cognitive, velocizza l’invecchiamento cellulare, causa insonnia e aumenta il rischio d’insorgenza di patologie oncologiche e cardiovascolari. Eppure, nonostante ci siano tutte le prerogative, ancora il lavoro di medici e infermieri di pronto soccorso non è riconosciuto come usurante. I professionisti si auspicano che l’estensione venga inserita nella prossima legge di Bilancio.
“Da anni chiediamo che il nostro lavoro venga riconosciuto come usurante. Ma per il momento la nostra richiesta è stata sempre ignorata. È un’assurdità anacronistica e penalizzante”, commenta a ilfattoquotidiano.it Alessandro Riccardi, presidente Simeu, la società italiana medicina d’emergenza urgenza, e direttore del pronto soccorso dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure. “La priorità è rendere più attrattiva la professione, anche per invogliare i giovani a scegliere questa carriera – prosegue -. Ma per il momento si è intervenuti solo sull’aspetto economico, attraverso indennità e vantaggi contrattuali. Per quanto utili, queste misure non possono essere risolutive senza l’estensione dei criteri per il lavoro usurante per i medici e gli infermieri impegnati in pronto soccorso e nell’emergenza preospedaliera”. Il presidente chiarisce che non si tratta di istanze sindacali, ma di richieste basate su elementi scientifici e su posizioni giuridiche consolidate.
Come stabilito nel 2022 dalla Cassazione, si definisce usurante un lavoro che induce uno sfruttamento anormale, eccessivo, sproporzionato e doloroso delle energie; che provoca l’instaurarsi o l’aggravarsi di uno stato patologico; che determina un grave pregiudizio della residua efficienza fisica; che logora l’organismo. “Queste definizioni – spiega Riccardi – sono una fotografia esatta della quotidianità di medici ed infermieri che lavorano nei pronto soccorso e sui mezzi del 118. L’emergenza-urgenza non è una carriera gravosa solo a intermittenza. Lo è per sua natura intrinseca, sempre. Per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno”.
Per questo Simeu chiede che ai professionisti del settore venga riconosciuta l’estensione per il lavoro usurante, come prevista dal decreto legislativo n. 67 del 2011. “Aiuterà a contenere gli abbandoni e a favorire l’ingresso di professionisti nell’Ssn”, commenta Riccardi. In assenza di figure specializzate, per mantenersi in vita il sistema rischia di doversi affidare ancora all’esternalizzazione dei servizi. Ovvero, al ritorno dei dispendiosi gettonisti, “con costi spropositati e qualità ben inferiori”. Per questo l’appello di Simeu si rivolge a tutti i parlamentari, senza distinzione di colore politico, che nelle prossime settimane dovranno varare la legge di Bilancio 2026: “È una questione che non può essere rimandata anche quest’anno – conclude Riccardi -. Serve un’analisi senza pregiudizi, responsabile e corretta. È l’unico modo per evitare il collasso del sistema dell’emergenza-urgenza”.