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Separazione carriere, ok della Cassazione al referendum: si voterà entro il 29 marzo

La Suprema Corte ha ammesso le richieste dei parlamentari: il quesito conterrà solo il titolo "ufficiale" della legge, mentre il centrodestra voleva aggiungere espressioni più "mediatiche"
Separazione carriere, ok della Cassazione al referendum: si voterà entro il 29 marzo
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Il referendum costituzionale sulla separazione delle carriere si terrà entro fine marzo, al più tardi domenica 29 marzo. È l’effetto della decisione dell’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione, che con ordinanza notificata il 19 novembre ha ammesso le quattro richieste presentate rispettivamente dai deputati e dai senatori di maggioranza e di opposizione. Ora il Consiglio dei ministri dovrà stabilire la data della consultazione, che sarà indetta dal presidente della Repubblica entro sessanta giorni dall’ammissione, quindi entro il 19 gennaio: il voto dovrà poi tenersi, in base alla legge 352 del 1970, “in una domenica compresa tra il cinquantesimo e il settantesimo giorno successivo alla emanazione del decreto di indizione”. L’ultima domenica utile, quindi, è il 29 marzo. Ma è probabile che il governo cercherà di anticipare, per sfruttare il vantaggio del Sì nei sondaggi e per avere più tempo – in caso di successo – per scrivere le leggi attuative della riforma prima della scadenza dell’attuale Consiglio superiore della magistratura, in programma all’inizio del 2027. In teoria, se il Consiglio dei ministri deliberasse entro la fine di novembre, si potrebbe votare già a metà gennaio.

In ogni caso, la campagna referendaria sarà particolarmente breve, di quattro o cinque mesi al massimo. “Inizia una fase importante: siamo di fronte a una legge che modifica la Costituzione in uno dei suoi passaggi più rilevanti e delicati, quello che definisce il significato del principio della separazione dei poteri”, commenta il costituzionalista Enrico Grosso, presidente onorario del Comitato per il No istituito dall’Associazione nazionale magistrati. “Gli elettori”, aggiunge, “devono essere messi nelle condizioni di comprendere fino in fondo qual è la posta in gioco. Solo un dibattito serio, sereno e approfondito sui singoli aspetti della riforma renderà possibile un voto informato e consapevole, che tocca aspetti di grande rilevanza per la vita individuale e collettiva di ogni cittadino”.

La Cassazione ha deciso che il quesito sarà quello standard, contenente il titolo del provvedimento: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 253 del 30 ottobre 2025?”. I senatori di centrodestra, invece, chiedevano di aggiungere riferimenti più “mediatici”, specificando che la legge riguarda “la separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice, la costituzione della Corte disciplinare per i magistrati e la formazione mediante sorteggio dei Consigli superiori della magistratura”. Un’ipotesi che però la Suprema Corte ha bocciato. Ora “anche il dato formale del quesito è superato e si potrebbe pensare addirittura ai primi di marzo” per andare al voto, festeggia il viceministro alla Giustizia di Forza Italia Francesco Paolo Sisto.

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