Botta e risposta a In onda (La7) tra il segretario dela Cgil Maurizio Landini e il giornalista Paolo Mieli sullo sciopero generale del 12 dicembre contro la Legge di Bilancio 2026 del governo Meloni, ritenuta “ingiusta, sbagliata e insufficiente” perché non affronta le emergenze sociali e lavorative del paese.
Durante la trasmissione, Landini spiega le ragioni della contestazione: il mancato aumento dei salari e delle pensioni, l’innalzamento dell’età pensionabile, la precarietà nel lavoro, i tagli a sanità pubblica, istruzione e welfare, la mancanza di giustizia fiscale e il focus su misure che premiano i redditi alti (come rilevato da Istat, Banca d’Italia e Ufficio parlamentare di bilancio).
E aggiunge: “Questi non fanno altro che condoni fiscali, ora in manovra hanno infilato il quindicesimo condono. Ormai raccontano balle. Non avevano un promesso che se vincevano le elezioni loro avrebbero cancellato la Fornero? Bene, hanno aumentato l’età pensionabile, non hanno fatto la pensione di garanzia per i giovani, addirittura hanno tolto “Opzione donna” e quelle forme di flessibilità che possono aiutare coloro che fanno i lavori più gravosi. Questi stanno facendo cassa, come sempre sui lavoratori dipendenti e sui pensionati“.
Il sindacalista poi sottolinea: “Di fatto, l’unico investimento pubblico che viene previsto nei prossimi tre anni è quello nelle armi. Se tu prendi la legge di bilancio di quest’anno, alla voce ‘investimenti pubblici’ c’è zero. E infatti l’Ilva sta per chiudere perché non vogliono intervenire. Cè una crisi industriale nel nostro paese che sta andando avanti da 31 mesi. Capite perché siamo arrivati alla proclamazione dello sciopero? Il governo Meloni vuole che non si scioperi? Noi l’abbiamo proclamato un mese e mezzo prima, quindi c’è il tempo per aprire una trattativa e per cambiare queste cose”.
Mieli obietta: “Non gettiamo lì le armi in questo modo demagogico. Si tratta di partecipare a un progetto europeo di riarmo anche in funzione di una guerra che è ancora in atto. Allora io faccio una domanda a Landini: alla precedente manifestazione giustamente faceste sventolare bandiere palestinesi. Se non ci sarà una pace, farete sventolare le bandiere dell’Ucraina? Anche lì muoiono delle persone sotto le case, donne, bambini, da doppio del tempo”.
Immediata la risposta di Landini: “Noi siamo scesi in piazza perché vengano fermate tutte le guerre“.
“Quindi farete sventolare bandiere ucraine?”, incalza Mieli.
“Ma certo – risponde il segretario della Cgil – Il 25 ottobre, quando abbiamo riempito piazza San Giovanni a Roma, ha parlato il segretario del sindacato mondiale. E la posizione del sindacato mondiale, non della Cgil, è quella di bloccare il processo di di riarmo che si è avviato nel mondo, perché siamo di fronte a un aumento delle spese per armi in tutto il mondo che non ha precedenti”.
“L’Ucraina è il punto, segretario”, ribatte Mieli.
“Sì – risponde Landini, che cita lo scandalo corruzione a Kiev – sull’Ucraina vediamo anche come vengono spesi i soldi che vengono dati“.