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Garlasco, il Riesame annulla (per la terza volta) il sequestro di pc e cellulari dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti

Gli 11 dispositivi informatici di Venditti però restano (al momento) ancora in mano a pm e investigatori della Gdf bresciana: ecco perché
Garlasco, il Riesame annulla (per la terza volta) il sequestro di pc e cellulari dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti
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Ennesimo annullamento da parte del Tribunale del Riesame di Brescia del sequestro dei dispositivi informatici dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti accusato di corruzione in atti giudiziari nel caso Garlasco. Dopo le perquisizioni e sequestri di telefoni e pc del 26 settembre – nell’ambito dell’inchiesta che vede Venditti sospettato di aver favorito nel 2017 l’archiviazione di Andrea Sempio, nuovamente indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi – c’era stato già un primo annullamento lo scorso 17 ottobre. A questi si aggiunge un altro annullamento da parte del Riesame bresciano – il 7 novembre scorso – del decreto di sequestro degli stessi dispositivi che aveva riguardato la tranche d’indagine su Venditti ed altri per il cosiddetto “sistema Paviadove è indagato per corruzione e peculato.

Quello di oggi è, pertanto, il secondo provvedimento legato al delitto di 18 anni fa. I giudici del Riesame (presidente Giovanni Pagliuca) hanno annullato, come si legge nel dispositivo, “il decreto di sequestro probatorio” emesso dalla Procura bresciana il 24 ottobre, dopo l’annullamento del precedente nell’inchiesta che vede indagato anche Giuseppe Sempio, padre di Andrea. La decisione di annullare il decreto riguarda anche i dispositivi degli ex carabinieri pavesi Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, i cui legali avevano fatto ricorso. I giudici hanno ordinato per tutti e tre la “restituzione” di “tutti i beni sequestrati, unitamente ai dati eventualmente già estrapolati”.

Gli 11 dispositivi informatici di Venditti (3 telefoni, 2 pc, 2 Ipad, 2 hard disk e 2 chiavette usb) però resteranno ancora in mano a pm e investigatori della Gdf bresciana, perché la Procura aveva deciso di effettuare un accertamento irripetibile per le copie forensi e l’estrazione dei dati, ma la difesa, poi, ha chiesto al gip che eventualmente si proceda con incidente probatorio, nominando un perito terzo.

La difesa di Venditti presenterà adesso alla Procura un’istanza per chiedere celermente la restituzione dei dispositivi informatici sequestrati. Nell’istanza difensiva si ricorda che la Procura non ha più motivo di tenere per sé cellulari, hard desk e pc, anche nel caso in cui i titolari del fascicolo, il procuratore capo di Brescia Francesco Prete e la pm Claudia Moregola, decidessero di ricorrere in Cassazione contro l’ultima decisione del Riesame. Il provvedimento di oggi dei giudici diventa così esecutivo – a meno che la Procura di Brescia firmi un ulteriore decreto di sequestro – anche perché la stessa difesa di Venditti ha deciso di rinunciare all’incidente probatorio, scelta presa proprio per bloccare il decreto di urgenza (degli inquirenti) con cui si disponeva l’accertamento tecnico irripetibile sui dispositivi informatici dell’ex magistrato.

Il legale dell’ex procuratore, Domenico Aiello aveva già fatto notare che, oltre all’assenza di gravi indizi di colpevolezza per procedere con perquisizioni e sequestri, la Procura anche nel secondo decreto sul caso Garlasco, con motivazioni più ampie, non aveva indicato parole chiave per effettuare le analisi sui dispositivi, volendo portare avanti una ricerca a tappeto e, tra l’altro, estesa a livello temporale per 11 anni, dal 2014 – quando il magistrato divenne procuratore aggiunto a Pavia – fino a quest’anno.

I due parametri, ovvero delimitazione del periodo temporale di estrazione e individuazione delle parole chiave, sono “prescritti dalla norma e dalla Cassazione“, ha precisato Aiello. Tra l’altro, dopo l’udienza al Riesame del 14 novembre, ossia la terza in poche settimane (l’annullamento sul “sistema Pavia” aveva riguardato anche i dispositivi dell’ex pm pavese, ora a Milano, Pietro Paolo Mazza), c’era stato uno scontro, fatto di dichiarazioni, tra difesa e pm. Il difensore aveva lamentato che la Procura bresciana non si era nemmeno presentata in aula, mentre i pm con una nota avevano parlato di “attacchi sopra le righe”.

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