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Omicidio Vassallo, parla il colonnello Fabio Cagnazzo: “Sono innocente, ad Acciaroli tutti sanno la verità”

Il Corriere del Mezzogiorno intervista il colonnello dei carabinieri imputato per l'assassinio del sindaco pescatore di Pollica. "Allontanare i sospetti verso di me è stato semplice", sostiene
Omicidio Vassallo, parla il colonnello Fabio Cagnazzo: “Sono innocente, ad Acciaroli tutti sanno la verità”
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Ad Acciaroli tutti conoscono la verità (sull’omicidio Vassallo, ndr), nessuno si fa avanti. Molti, lì, hanno le coscienze compromesse. Allontanare i sospetti da un ambiente in cui tutti sono amici o parenti, indirizzandoli verso di me, è stato semplice”. E’ questo il passaggio clou dell’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno dal colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo. Ed è un peccato che non abbia chiarito quali siano i suoi sospetti sulla verità a tutti nota in paese, e rimasta ignota in quindici anni di indagini.

L’ufficiale è il principale imputato del processo per la morte di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica ammazzato con nove colpi di pistola la sera del 5 settembre 2010 mentre rincasava dalla frazione marina di Acciaroli. “Sono innocente e lo dimostrerò, ma vorrei ricordare a tutti, anche ai familiari di Angelo Vassallo, che in Italia esiste ancora la presunzione di innocenza e vorrei che questo principio venisse rispettato anche per me”. “Ad oggi non sono stato neanche rinviato a giudizio – aggiunge Cagnazzo – ma sembra di ascoltare e leggere sentenze definitive sul mio conto“.

Cagnazzo auspica che sia fatta giustizia “per me e per lui”. Il militare ha parlato dopo che ieri, giorno di svolgimento della terza udienza preliminare, tantissime persone – tra cui diversi colleghi dell’Arma, venuti da ogni parte d’Italia – si sono ritrovate dinanzi al tribunale di Salerno per esprimergli vicinanza, srotolando uno striscione con la scritta “Giustizia per Fabio Cagnazzo”.

Il colonnello non nasconde di essere ‘arrabbiato’ per questa vicenda dolorosa, per aver subito perquisizioni in casa ed in ufficio, per aver trascorso sette mesi nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere “ottenendo poi la scarcerazione – dice – grazie ad una sentenza della Corte di Cassazione“. “Sembra di vivere in una fiction all’ombra del Vesuvio”, prosegue augurandosi “di essere rinviato a giudizio affinché nella sede opportuna, il Tribunale, si ponga fine a questa vicenda”.

Il figlio del sindaco ucciso, Antonio Vassallo, ha commentato duramente la solidarietà dei colleghi di Cagnazzo: “Significa che qualcuno, pur appartenendo a un’istituzione che dovrebbe difendere la legalità, sceglie di esporsi pubblicamente a favore di un imputato su cui, in aula, si è parlato di condotte gravissime, anomalie e comportamenti tutt’altro che trasparenti. Se io indossassi una divisa e credessi davvero nei valori che rappresenta, proverei imbarazzo nel vedere certe scene. Quello che ho provato non è stata rabbia, ma disgusto”.

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