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Olimpiadi, Fondazione Milano Cortina a corto di soldi: ha chiesto garanzie per 120 milioni. Zaia diceva: “Rischio default”

Ad agosto il Comitato organizzatore è andato con il cappello in mano dalle Regioni Lombardia e Veneto, chiedendo lettere di patronage per ottenere l’aumento delle linee di credito con le banche
Olimpiadi, Fondazione Milano Cortina a corto di soldi: ha chiesto garanzie per 120 milioni. Zaia diceva: “Rischio default”
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Fondazione Milano Cortina 2026, a tre mesi dall’inizio delle Olimpiadi invernali, ha un bisogno dannato di soldi. Servono 120 milioni di euro per far fronte alle esigenze di cassa, altrimenti si rischia il default. Così il Comitato organizzatore è andato con il cappello in mano dalle Regioni Lombardia e Veneto, chiedendo lettere di patronage per ottenere l’aumento delle linee di credito con le banche, grazie alle garanzie pubbliche, che adesso aumentano di tre volte rispetto a quanto era stato sottoscritto quattro anni fa.

L’esistenza di questo nuovo allarme finanziario sul fronte olimpico emerge da una delibera della giunta regionale del Veneto che risale a fine settembre ed è stata perorata in prima persona dal governatore leghista Luca Zaia. I contenuti sono comunque condivisi anche con la Lombardia che, in base agli accordi stipulati con il Comitato Olimpico Internazionale, è tenuta “a coprire l’eventuale deficit del Comitato Organizzatore”. Restano defilate le posizioni delle province autonome di Trento e Bolzano, che sono però ugualmente coinvolte nei Giochi. Una prima lettera di patronage, nel 2021, aveva garantito un finanziamento di 45 milioni 253 mila euro. Adesso Fondazione ha chiesto di poter attingere ad altri 120 milioni, arrivando così a un totale di 165 milioni, che comprende anche i soldi già garantiti ed incassati.

ZAIA: “RISCHIO DEFAULT”. Le giustificazioni illustrate dal Comitato organizzatore aprono un ulteriore squarcio sui molti dubbi finanziari che accompagnano la preparazione delle Olimpiadi. Il 31 luglio il consiglio di amministrazione ha deciso che l’operazione di indebitamento andava fatta. Il 12 agosto è stata inviata a Lombardia e Veneto la richiesta delle nuove garanzie. A fine settembre la decisione positiva del Veneto che il governatore Zaia ha così spiegato: “Tale richiesta è finalizzata ad evitare una situazione di difficoltà finanziaria del Comitato Organizzatore che potrebbe, se non assistita da idonee garanzie per l’accesso al credito, comportarne anche un possibile default”. Addirittura lo spettro del fallimento, se non vi fossero garanzie pubbliche.

IN RITARDI I SOLDI DAL GOVERNO. Fondazione ha sempre sostenuto di non ricevere soldi pubblici e che le Olimpiadi sono organizzate con finanziamenti privati. In realtà a fine giugno il governo Meloni ha stanziato 328 milioni di euro, destinati al nuovo commissario straordinario per le Paralimpiadi. Si tratta di una figura non prevista dalla Legge Olimpica del 2019, che è servita per giustificare l’innesto di risorse pubbliche. Fondazione fa riferimento “all’impatto sulle previsioni di cassa conseguente al ritardo del subentro del Commissario Straordinario nei contratti della Fondazione stipulati per le Paralimpiadi”. L’ingegnere Giuseppe Fasiol ha preso servizio ad agosto. I soldi governativi si riferiscono alla gestione paralimpica per il 2025 e il loro utilizzo è avvenuto con il contagocce. Solo così si spiega la richiesta di Fondazione “per far fronte alle esigenze di cassa”. La giustificazione dimostra la dipendenza economica di Fondazione dai soldi statali.

NUOVI ACCORDI CON IL CIO. C’è però un’altra spiegazione, che è dovuta alla “ridefinizione del piano di erogazione dei contributi per broadcasting e top programme da parte del Comitato Olimpico Internazionale”. Si tratta dei finanziamenti derivanti dai diritti televisivi e dai contributi degli sponsor mondiali, che sono versati al Cio e quindi smistati in parte al Comitato organizzatore. Il nuovo piano “prevede attualmente l’erogazione di una percentuale di tali contributi solo pari al 60 per cento prima dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali del 2026”. Per avere il saldo occorre quindi attendere che le Olimpiadi si siano concluse, il che comporta bisogni di cassa impellenti per chi deve far fronte a forniture, stipendi, servizi, preparazione degli impianti di gara. Su questa dinamica incide quella che Fondazione definisce “la differenza strutturale tra gli incassi e le spese”. È dovuta alle “tempistiche di pagamento effettivamente negoziate con i fornitori e gli appaltatori di lavori, beni e servizi, maggiormente anticipate rispetto alle previsioni iniziali, nonché le scadenze più dilatate nel tempo degli incassi dei corrispettivi da sponsorizzazione”. Rispetto a quanto previsto, Fondazione deve pagare prima i fornitori, ma incassa dopo per gli sponsor.

Prendere soldi in prestito dalle banche comporta nuovi costi, vista anche l’enormità dei 120 milioni di euro necessari. Un bel rebus per chi deve far quadrare i conti di un budget che inizialmente era di un miliardo e mezzo di euro, ma che ora ha raggiunto i due miliardi, con il generoso contributo del governo. E quindi dei contribuenti italiani.

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