I piccoli pacchi che arrivano da fuori Ue saranno tassati: FdI anticipa le richieste di Bruxelles
Stop all’esenzione doganale per i pacchi sotto i 150 euro di valore che arrivano da fuori dei confini Ue. Il Consiglio dei ministri dell’Economia (Ecofin) ha dato via libera: dal momento in cui sarà operativo il nuovo hub dati dell’Ue, previsto per il 2028, tutti i pacchi provenienti da Paesi terzi saranno sottoposti a dazi a partire dal primo euro. Una stretta pensata per arginare il boom delle micro-spedizioni a basso costo, soprattutto quelle che arrivano dalla Cina tramite piattaforme come Temu, Shein o Aliexpress, ma che avrà impatti diretti anche sui consumatori.
L’urgenza politica è tale che i ministri intendono studiare una soluzione transitoria già per il 2026, mentre Fratelli d’Italia si porta avanti e presenta subito un emendamento alla legge di Bilancio che prevede una micro-tassa da 2 euro. “Gli Stati membri hanno un bisogno comprensibile: fare qualcosa prima del 2028 perché il problema dei pacchi a basso valore è enorme”, ha spiegato la ministra danese Stephanie Lose, alla presidenza di turno dell’Ue, in conferenza stampa. Tecnicamente, però, una formula non c’è ancora: “Il lavoro tecnico inizia ora, in stretto dialogo con la Commissione, e faremo il punto già al prossimo Ecofin di dicembre”.
L’anticipo interessa da vicino Francia e Italia, entrambe a caccia di risorse per le rispettive manovre: la tassa compare come emendamento tra le proposte di FdI a prima firma Gelmetti. E propone “nel rispetto della normativa dell’Ue in materia doganale e fiscale, un contributo alla copertura delle spese amministrative correlate agli adempimenti doganali relativi alle spedizioni di modico valore provenienti da Paesi terzi”. Il contributo, di 2 euro per ciascuna spedizione, si applica ai beni provenienti da Paesi non appartenenti all’Ue e di valore dichiarato non superiore a 150 euro.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva già salutato la decisione dell’Ecofin come un passo avanti per la “tutela dei consumatori e della concorrenza”. Soddisfatto anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti secondo cui il fenomeno dell’e-commerce di merci cinesi di basso valore sta “distruggendo il commercio al dettaglio” e la misura è “una delle prime in linea con la discussione sulla concorrenza sleale che si è fatta ieri all’Eurogruppo”. Da qui, la velocità di azione da parte della maggioranza.
Sul piano tecnico, la decisione di Bruxelles elimina la soglia che oggi consente alle spedizioni sotto i 150 euro di entrare nell’Ue senza pagare i dazi all’importazione. Ma di che cifre parliamo? I dazi europei variano dal 2% al 12% a seconda della categoria merceologica, con punte più alte per tessile, abbigliamento e calzature, i settori dominati dagli acquisti asiatici. Su un capo di abbigliamento da 10 euro, il dazio può essere tra l’8% e il 12%. A questo vanno aggiunti due elementi che incidono molto più del dazio stesso: le spese di sdoganamento richieste dal corriere (in Italia da 2 a 7 euro, con punte più alte per la raccomandata internazionale) e l’eventuale handling fee prevista dalla riforma doganale Ue.
In pratica, un prodotto da 4,99 euro rischia di costarne 8-12 una volta applicati dazio e oneri di gestione. Su valori così bassi, la tariffa del corriere pesa più del dazio. Ecco perché la misura si traduce di fatto in un costo aggiuntivo per i consumatori, a meno che gli e-commerce non decidano di assorbire i costi (ipotesi poco probabile su margini già molto compressi). “È l’ennesimo balzello sulle spalle dei consumatori”, attacca l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Pasquale Tridico, secondo cui l’intenzione della maggioranza italiana di procedere con una tassa nazionale punta a reperire fondi per una manovra avara. “La concorrenza sleale non si combatte tassando le spedizioni dal valore inferiore ai 150 euro, ma contrastando lo strapotere delle multinazionali che eludono il fisco, usano gli algoritmi per disciplinare i turni dei lavoratori e producono senza rispettare le più elementari norme di due diligence”, scrive Tridico. “L’assurdità è che, per fare un favore a Trump, il duo von der Leyen-Meloni cancella la web tax europea che gravava sul fatturato delle grandi aziende per mettere le mani direttamente nelle tasche dei consumatori. Graziano i giganti del web e colpiscono i cittadini europei”.