Cade l’accusa di omicidio volontario per Sandro Mugnai: uccise il vicino che stava demolendo la sua casa con una ruspa
Niente più contestazione di omicidio volontario. Per Sandro Mugnai– il fabbro di Arezzo accusato di avere sparato e ucciso il vicino di casa Gezim Dodoli che con una ruspa stava distruggendo la sua abitazione – la pm Laura Taddei ha chiesto la riqualificazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa. Una modifica che ha portato la procura a chiedere una condanna a quattro anni di reclusione, contro i possibili 10-14 anni di carcere che sarebbero stati chiesti per l’omicidio volontario. Gli avvocati di parte civile – hanno fortemente contestato nelle loro arringhe le richieste del pm non ravvisando nel comportamento di Mugnai, la legittima difesa ma un comportamento “prevaricante ed eccentrico rispetto alla ragione che viene posta in essere”.
L’assurda storia della lite tra vicini risale alla sera del 5 gennaio 2023. La vicenda esplose durante la cena in famiglia a San Polo, periferia di Arezzo. Secondo le ricostruzioni, l’operaio albanese Dodoli (che abitava al piano inferiore) aveva distrutto con il mezzo meccanico le auto dei Mugnai e stava sfondando l’abitazione dove erano riuniti. Mugnai, armato di fucile da caccia, esplose alcuni colpi che colpirono l’uomo mentre si trovava all’interno della cabina della ruspa, uccidendolo. Il pubblico ministero ha definito la reazione dell’artigiano “precipitosa, avventata e sproporzionata”, sottolineando come fosse possibile evitare l’esito mortale pur in presenza di un’aggressione grave. Mugnai era consapevole delle proprie capacità visto che è un cacciatore esperto, senza attendere le manovre dell’altra parte, ha aggiunto la rappresentate dell’accusa. Una condotta che, ha sottolineato ancora la pm Taddei, “avrebbe determinato un doloso superamento dei limiti della legittima difesa, senza attenzione nemmeno per i suoi familiari, messi in pericolo dalla reazione spropositata“.
“Un piccolo sospiro di sollievo” definisce la riqualificazione del reato l’artigiano al termine dell’udienza. L’intricata storia aveva visto Mugnai inizialmente arrestato su ordine della pm Taddei per omicidio volontario ma il primo gip Giulia Soldini ne riconobbe la legittima difesa dopo pochi giorni. Il caso dell’uomo era poi stato delineato come eccesso colposo dalla procura che aveva trovato il diniego del giudice Claudio Lara, che aveva chiesto la contestazione dell’omicidio volontario. Ora l’altro passo indietro, con il ritorno all’altro scenario.
Inizialmente le indagini del Ris avevano evidenziato che i primi due colpi dei sei esplosi da Mugnai erano stati sparati mentre l’operaio stava colpendo l’auto dell’artigiano, non il casale. La pm, nel corso della recente requisitoria, ha invece sottolineato che cinque o sei colpi sono stati esplosi quando già la ruspa stava provando a demolire la casa. Secondo Taddei, i primi spari furono effettivamente utili a sventare il pericolo per la famiglia riunita in casa, ma la sequenza di tre proiettili esplosi in rapida successione era, invece, oltre il limite del rischio per chi stava nell’abitazione. Da qui la contestazione di eccesso colposo di legittima difesa. La sentenza è adesso attesa per fine mese.