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Redditi reali delle famiglie quasi fermi: nel secondo trimestre salgono solo dello 0,3% “causa declino delle remunerazioni”

Secondo il rapporto Growth and Economic Well-being dell'Ocse, la crescita del reddito reale pro capite delle famiglie italiane è scesa rispetto al +0,8% del primo trimestre. Nell’area Ocse la media è +0,4%, trainata da Francia e Germania
Redditi reali delle famiglie quasi fermi: nel secondo trimestre salgono solo dello 0,3% “causa declino delle remunerazioni”
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Dopo un inizio d’anno positivo, la dinamica dei redditi reali delle famiglie italiane si è nuovamente indebolita. Secondo i dati diffusi dall’Ocse, nel secondo trimestre del 2025 il reddito reale pro capite è cresciuto solo dello 0,3%, contro lo 0,8% del primo trimestre. Una frenata netta, spiegata – come emerge dal rapporto Growth and Economic Well-being dell’organizzazione parigina – dal “declino delle remunerazioni dei lavoratori dipendenti”, voce che è costituita dalla somma di salari e contributi sociali. Parallelamente, anche la crescita del Pil reale per abitante si è fermata: dal +0,4% dei primi tre mesi dell’anno allo 0% nel secondo trimestre. Il risultato conferma che il potere d’acquisto delle famiglie resta fragile, complice l’erosione provocata dall’inflazione e la debolezza dei salari reali, che continuano a crescere più lentamente dei prezzi in molti settori.

Nel complesso dell’area Ocse, invece, la dinamica è più vivace. Il reddito reale delle famiglie per abitante è aumentato dello 0,4% tra aprile e giugno, mentre il Pil reale pro capite ha segnato un +0,5%. Entrambi gli indicatori risultano in accelerazione rispetto al trimestre precedente, quando la crescita si era fermata a +0,1%. L’Ocse evidenzia come, su 19 Paesi per i quali sono disponibili dati completi, 12 abbiano registrato un miglioramento e solo 7 un rallentamento.

Tra le grandi economie avanzate, la Francia ha segnato un incremento del reddito reale pro capite dello 0,5%, la Germania dello 0,6%, mentre negli Stati Uniti la crescita è stata più moderata (+0,3%). In coda si colloca proprio l’Italia, insieme a Giappone e Regno Unito, che restano sotto la media Ocse.

Il divario riflette anche la diversa composizione dei redditi: nei Paesi dove l’inflazione è rientrata più rapidamente e i salari nominali sono stati adeguati in modo più tempestivo, come Francia e Germania, il recupero del potere d’acquisto è stato più consistente. In Italia, invece, gli aumenti contrattuali sono arrivati solo in parte, e il beneficio per i redditi familiari è stato in buona misura assorbito dal prelievo fiscale e dall’aumento del costo della vita. Il dato, osservano gli economisti dell’Ocse, conferma che “la crescita dei redditi reali rimane disomogenea” e che, in diversi Paesi, “la ripresa del potere d’acquisto delle famiglie non è ancora consolidata”.

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