Politica

Schlein chiede l’azzeramento del Garante della Privacy. FdI “favorevole con slancio”, Meloni: “Lo avete eletto voi”

Sigfrido Ranucci alla premier: "Ci sono anche uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia, anzi l'unico proprio organico a Fdi è proprio Ghiglia mi pare"

I leader dell’opposizione chiedono l’azzeramento del collegio del Garante della Privacy e la maggioranza accusa Pd e M5s di svegliarsi “solo dopo aver ascoltato Report”. A ribattere è direttamente la premier Giorgia Meloni: “Questo garante è stato eletto durante il governo giallorosso, in quota Pd e Cinque Stelle. Dire che sia pressato dal governo di centrodestra mi sembra ridicolo”, ha dichiarato, interpellata mentre raggiunge l’aereo che la porterà a Bari per il comizio elettorale dei leader del centrodestra. Sulle dimissioni del Garante precisa: “Spetta al collegio decidere, come sapete l’azzeramento non è di nostra competenza, è una decisione che spetta a loro”. Ancora: “Se Cinque Stelle e Pd non si fidano di chi hanno messo alla guida dell’Autorithy sulla Privacy non se la prendono con me. Forse potevano scegliere meglio”, dice. E a chi le chiede dell’ipotesi di cambiare la legge per rivedere il sistema di quote dei partiti, risponde: “Sulla legge da cambiare possiamo discutere. Se volete rifacciamo la legge ma non l’ho fatta io manco quella”. In serata, poi, il responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, rilancia la provocazione: “La coerenza di Fratelli d’Italia resta la stessa di sempre: favorevoli, con grande slancio e giubilo, allo scioglimento di qualsiasi ente o autorità nominata dalla sinistra”.

Per la segretaria dem Elly Schlein, “sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell’Autorità Garante per la Privacy, le inchieste di Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica. Senza un azzeramento e una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini nell’istituzione”, ha detto. A chiedere le dimissioni anche Angelo Bonelli, parlamentare Avs e co-portavoce di Europa Verde, e gli esponenti in commissione di Vigilanza Rai del M5s. Il presidente del Movimento, Giuseppe Conte, ha poi rilanciato in Aula alla Camera illustrando la mozione sulla libertà di stampa presentata insieme a Pd e Avs: “Chiediamo a nome del M5s l’azzeramento del Garante della privacy che ha perso la necessaria forza, credibilità e autorevolezza”. “Meloni dichiara di non avere competenza” sull’azzeramento, “quanta ipocrisia…C’era competenza quando” da leader di FdI “si scambiava i messaggini con Ghiglia”, ha aggiunto.

Dopo la multa ricevuta dal Garante per il caso Sangiuliano, la trasmissione di Rai3 ha dedicato una serie di servizi ai membri dell’attuale collegio, nominato nel 2020, ai tempi del secondo governo Conte. Dal membro in quota meloniana, Agostino Ghiglia, a quello in quota Lega, la vicepresidente Ginevra Cerrina Feroni, dal presidente Pasquale Stanzione fino al giurista espresso dal Movimento 5 stelle, Guido Scorza, che si è detto certo che l’attuale collegio porterà a termine il mandato, salvo dire di aver valutato anche l’ipotesi di un passo indietro. Report ha messo in fila gli emolumenti e le note spese, ma soprattutto una serie di rapporti che configurerebbero conflitti di interessi e addirittura favoritismi. A negare categoricamente la possibilità di un passo indietro è Ghiglia: “Visto che siamo indipendenti non teniamo conto delle suggestioni della politica”, ha detto in un’intervista a L’Aria che tira. Il componente del collegio nega conflitti d’interesse e spese pazze: “La puntata di Report? Ha il valore di una puntata dei Teletubbies“. E chiede un confronto con Ranucci: “Mi piacerebbe che mi ponesse domande anziché fuggire sempre dietro un format che fa taglia e cuci di pezzi: abbiamo uno stipendio stabilito da una legge dello Stato, e una quota rimborso”.

Sul dibattito tra maggioranza e opposizioni si è espresso lo stesso conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. Che dal punto di vista istituzionale conferma le parole di Meloni: spetta “al collegio decidere”. Salvo ricordare alla premier che nel collegio “ci sono anche uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia, anzi l’unico proprio organico a Fdi è proprio Ghiglia mi pare”, ha detto a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio. Quanto alle dimissioni chieste a gran voce dalle opposizioni, non sarebbe una vittoria. Anzi, “una grande sconfitta”, ha detto Ranucci. “L’inchiesta svela un’anomalia che conoscevamo da tempo: ha fatto comodo alla politica la gestione delle Authority così. Credo che sia un problema serio in Italia”, che tra l’altro “limita seriamente la libertà di stampa”. In Parlamento “devono approvare la mozione sulla libertà di stampa: tengano un faro acceso sul finanziamento delle Autorità, un passaggio chiave sul ruolo e sulla libertà di informazione”, ha detto riferendosi alla mozione di Pd, Avs e M5s (“iniziative volte alla tutela dei giornalisti e della libertà di stampa”) la cui discussione è iniziata alla Camera e ha al centro il recepimento della direttiva europea contro le querele temerarie, l’applicazione del European Media Freedom Act sul pluralismo mediatico, il ritiro delle querele ai giornalisti da parte di ministri e conferenze stampa regolari da parte del governo.