“Non c’è mai stato nessun braccio di ferro tra politica e magistratura. La politica lavora da trent’anni per paralizzare la giustizia. Ora non hanno più paura di finire in galera, ma di finire sui giornali e restituire i soldi che hanno rubato o sprecato”. Così Marco Travaglio, ospite di Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi con la partecipazione di Andrea Scanzi, in onda il sabato su Nove. “La magistratura ha iniziato approfittando del fatto che la politica si era un po’ indebolita, poi è stata liberata dalle emergenze del terrorismo che l’hanno tenuta impegnata negli anni 70, in parte degli 80 e negli anni 90, quando ormai il debito pubblico, dovuto anche alla corruzione, era esploso. – ha spiegato il direttore del Fatto Quotidiano – Si è occupata di quell’emergenza che era la nuova emergenza nazionale, cioè la corruzione. Da allora si parla di ‘un conflitto tra magistratura e politica’. Ma i magistrati sono pagati per fare esattamente quello che hanno fatto i magistrati di Mani Pulite. Quello che fa Gratteri, strani sono semmai quelli che non lo fanno o quelli che trovano strano che qualcuno lo faccia”.
Secondo il giornalista “questa roba qua è stata chiamata ‘guerra fra politica e magistratura’, ma non c’è nessuna guerra. È come se tu addestri un cane da guardia ad abbaiare quando vede un ladro e poi appena comincia ad abbaiare perché ha visto un ladro, bastoni il cane, invece di bastonare il ladro. – ha proseguito – Questo è quello che è successo in questi anni. Quando i politici parlano di una di una giustizia efficiente loro in cuor proprio stanno sognando una giustizia inefficiente. Cioè loro lavorano da trent’anni per paralizzare la giustizia e ci sono riusciti alla perfezione. Adesso stanno occupandosi dei dettagli. Cioè lo sanno benissimo che i processi vanno tutti in prescrizione, quelli di chi ha l’avvocato bravo, ben pagato che riesce a fare tutti i cavilli per allungare i tempi. C’era stato un periodo in cui Bonafede, l’unico ministro che ha lavorato per l’efficienza della giustizia da trent’anni, aveva bloccato la prescrizione, quindi hanno subito provveduto con l’improcedibilità per tamponare. Ma al di là di questo, per il resto si occupano degli angoli della stanza ormai, perché il resto è già tutto modificato. Nel senso che adesso hanno il problema di finire sui giornali. Il loro problema non è più finire in galera“.
“E’ impossibile finire in galera per reati commessi dai signori. – ha detto ancora Travaglio riferendosi ai reati dei colletti bianchi – Cioè se uno ci provasse a finire in galera con i reati dei signori, verrebbe respinto alle porte del carcere con le leggi che abbiamo. Quindi il loro problema è non finire sui giornali e infatti non si può più scrivere niente tra virgolette così se uno con la sua sintesi ti attribuisce qualcosa, tu dici: ‘ma questo lo dice lui, mica l’ho detto io, dove sono le virgolette?’ E poi il loro problema è quello di restituire i soldi che hanno rubato o sprecato. E infatti stanno riformando la Corte dei Conti e hanno abolito l’abuso d’ufficio“. “E se va male ti possono prendere solo il 30% del danno che hai commesso”, ha commentato Nicola Gratteri, l’altro ospite della puntata. “Stanno devastando la Corte dei Conti perché i processi per danno erariale si riescono a fare spesso in un solo anno, poi ti bloccano il conto finché non hai restituito il maltolto o lo spreco. – ha continuato il direttore – Quindi adesso stanno neutralizzando anche la Corte dei Conti. Ma la ratio è questa: quando un politico parla di giustizia efficiente, noi dobbiamo avere l’orecchio talmente fino da sapere che il loro sogno di efficienza è la paralisi. Per loro l’unica giustizia efficiente è una giustizia paralizzata, che non può più fare niente. E infatti passano il loro tempo a sistemare amici, parenti, amanti nel pubblico impiego, nello Stato, nelle istituzioni, ad arraffare soldi, a sprecarli, ad aumentarsi lo stipendio, ecco queste sono le loro principali attività. Una volta rischiavano grosso, adesso non rischiano nemmeno più di finire sui giornali”, ha concluso Travaglio.