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La Cisl attacca il sistema bancario. “Poco credito e tante polizze: risparmio sottratto al Paese”

L'analisi del sindacato sui conti dei primi 5 gruppi italiani: "A parte gli azionisti che sono destinatari di ogni attenzione, il valore prodotto non viene redistribuito"
La Cisl attacca il sistema bancario. “Poco credito e tante polizze: risparmio sottratto al Paese”
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Le banche fanno sempre meno le banche e sempre più le assicurazioni. A mettere pressione sugli istituti mentre la discussione sulla legge di Bilancio entra nel vivo, ci pensa il sindacato filogovernativo Cisl. “I risultati dei principali gruppi bancari italiani confermano una tendenza ormai consolidata: con il margine d’interesse in calo, i proventi operativi sono spinti dalle commissioni e dal risultato dell’attività assicurativa”, dice il segretario della First Cisl, Riccardo Colombani.

Tradotto per le famiglie? Meno prestiti e più polizze finanziarie, è il ragionamento, mentre le banche rischiano meno e guadagnano di più. “È la conferma che, a prescindere dalle etichette dei modelli di business, i primi cinque gruppi bancari italiani prediligono la gestione del risparmio, con le positive conseguenze che ciò determina, rispetto all’assunzione di rischi con l’esercizio del credito. E l’attività assicurativa, almeno sino ad oggi, consiste per la stragrande parte nella gestione del risparmio delle famiglie, soprattutto attraverso prodotti finanziari assicurativi”.

In altre parole, significa che i risparmi delle famiglie fanno parte a pieno titolo della filiera dei prodotti finanziari. Male secondo l’esponente della sigla sindacale che ha nel sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luigi Sbarra il suo ex segretario più illustre: “Il risparmio dei cittadini viene trasformato in un prodotto da collocare, non in una risorsa per la crescita del Paese“. E sul fronte del credito “non si registrano segnali di inversione. La crescita degli impieghi nei primi nove mesi dell’anno è stata pressoché irrilevante, nonostante il basso costo del rischio. In ultima analisi, a parte gli azionisti che sono destinatari di ogni attenzione, il valore prodotto non viene redistribuito: continua il calo dell’occupazione, le pressioni commerciali aumentano, non migliorano le condizioni in favore della clientela”.

Secondo l’analisi del sindacato, le prime cinque grandi banche italiane – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper – hanno registrato 21 miliardi di euro di utili nei primi nove mesi dell’anno, con un aumento del 7% sull’anno prima. A trainare la crescita sono state “le commissioni nette” grazie “alla continua spinta del risparmio gestito, mentre prosegue la discesa del margine d’interesse”. Gli impieghi di denaro restano stabili rispetto ad un anno fa, nonostante un costo del rischio contenuto e intanto i 5 istituti hanno tagliato poco meno di 6.700 posti di lavoro.

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