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Documentario di Focus su Enrico Mattei: molto interessante la costruzione narrativa

Un confronto decisamente coinvolgente in cui lo spettatore può scegliere quale tesi abbracciare
Documentario di Focus su Enrico Mattei: molto interessante la costruzione narrativa
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Da stasera è visibile sulla rete Focus un nuovo documentario. Lo ha realizzato Gianluca Mazzini e riprende uno dei punti più importanti e discussi della storia italiana del dopoguerra: la vita e l’opera di Enrico Mattei e la sua morte in un incidente aereo che sentenze ormai definitive hanno giudicato un attentato, i cui autori restano indefiniti.

Insomma si tratta ancora una volta di un caso, il caso Mattei come recita il titolo del celebre film di Francesco Rosi, esempio fondamentale di quel cinema italiano degli anni sessanta/settanta che veniva definito “civile”. Le immagini di quel film ritornano, con tutto il fascino dell’interpretazione di Gian Maria Volonté, nel documentario e si armonizzano perfettamente con le altre immagini d’archivio: brani dei filmati Luce con il loro inconfondibile stentoreo commento verbale, preziosi documenti televisivi, tra cui un’inaspettata Tribuna politica.

La ricostruzione storica che ne deriva non si discosta da quella che è ormai una lettura consolidata. Mattei si afferma come leader nel corso della Resistenza e alla fine della guerra riceve un incarico delicato, deve occuparsi dell’Agip, un lascito della politica industriale del fascismo considerato ormai inutile. Mattei anziché rottamarlo lo rilancia nella convinzione che un paese non può avere un vero sviluppo industriale senza adeguate fonti energetiche.

Cerca e trova il metano nella pianura padana, poi tra varie ostilità ma sostenuto da una parte politica, quella democristiana, si lancia in un’avventura estrema, realizza accordi con i paesi produttori di petrolio del nord Africa e del medio oriente scavalcando la società americane ed europee che controllavano il mercato. L’iniziativa gli fu fatale, chi abbia ordito il misfatto non è chiaro, i nemici erano molti e, come sottolinea il documentario, non è un caso che nel giro di pochi mesi vengano eliminati alcuni dei più importanti alleati di Mattei, da John Kennedy a Ben Bella.

Ma se sul piano storico il documentario non presenta rivelazioni clamorose, risulta molto interessante la sua costruzione narrativa. Mazzini, infatti, che assume il ruolo di narratore, racconta il tutto dal luogo in cui è avvenuto l’incidente e dove è stato costruito un piccolo memoriale in ricordo di Mattei e dei suoi sfortunati compagni di viaggio.

Così è come se tutta la storia uscisse da quella sobria lapide, dalla terra in cui è precipitato e si è distrutto l’aereo. E’ lì che si radunano i testimoni del tragico evento, i pochi testimoni diretti ancora in vita e quelli che riferiscono ciò che ai tempi hanno sentito dai testimoni diretti.

Dopo questa prima parte di ricostruzione, il doc ci riserva una sorpresa. Infatti, anche se la tesi dell’attentato, portata avanti dall’inchiesta del giudice Calia tra il 1994 e il 2003 è stata accolta con sentenza definitiva, esiste ancora un gruppo di irriducibili sostenitori dell’incidente. Tra questi si distingue Lupo Rattazzi, rampollo della dinastia Agnelli esperto, appassionato e collezionista di aeronautica. Mazzini mette in scena un confronto a distanza tra Rattazzi e gli esperti che avallano la sua tesi da una parte, e il giudice Calia, altri esperti e testimoni oculari dall’altra. Un confronto decisamente coinvolgente in cui lo spettatore può scegliere quale tesi abbracciare.

Io non ho avuto dubbi, viste certe testimonianze piuttosto pesanti (si parla dell’intestino di uno dei passeggeri trovato appeso al ramo di un albero…), ma da stasera ognuno potrà scegliere liberamente…

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