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Cosa non mi convince dei timori della relatrice Onu Satterthwaite sul ddl Nordio

Il sorteggio dei membri Csm garantirebbe neutralità tecnica ed eliminerebbe clientelismo, contrariamente alle preoccupazioni Onu
Cosa non mi convince dei timori della relatrice Onu Satterthwaite sul ddl Nordio
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La professoressa Margaret Satterthwaite, relatrice speciale Onu sull’indipendenza di giudici e avvocati, qualche giorno fa ha denunciato i rischi del disegno di legge costituzionale Nordio. Citando la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e il Patto internazionale sui diritti civili e politici, ha adombrato il mancato rispetto degli standard internazionali cui l’Italia ha aderito, con particolare riferimento alle procedure di nomina dei componenti dei Consigli Superiori di prossima introduzione, esposti a suo dire ad influenze esterne, con pregiudizio della “legittimità democratica” e sacrificio del “ruolo dei pubblici ministeri e dei giudici nella scelta dei propri rappresentanti”.

Le esposte argomentazioni sono, purtroppo, frutto dell’errata concezione “politica” del Csm, che è, invece, nel sistema costituzionale vigente, organo di “alta amministrazione”, cui sono demandate funzioni tecniche di garanzia, e al quale è estranea una funzione di rappresentanza squisitamente politica. Il suo funzionamento deve ispirarsi, infatti, a principi oggettivi di buon andamento, imparzialità e trasparenza. Come tutte le amministrazioni dello Stato, il suo agire deve essere tenuto al riparo da interferenze latamente politiche, da vicinanza cioè collaterale a ideologie, a simpatie culturali dei suoi membri, a condizionamento politico-partitico.

La selezione dei suoi componenti deve, invece, ispirarsi a principi di neutralità, equidistanza e oggettività. La natura politica dell’organo è smentita, oltre che da numerose pronunce della Corte Costituzionale, dalla presidenza affidata al Presidente della Repubblica, che, nel nostro ordinamento, è il Garante per eccellenza della neutralità delle Istituzioni statali. Non, dunque, la rappresentanza basata sul consenso elettorale fonda la legittimazione del Consiglio Superiore della Magistratura, ma quella che si sostanzia nella presenza di quote rappresentative delle diverse categorie di magistrati (pubblici ministeri, giudici di merito, giudici di legittimità).

La professoressa Satterthwaite cita, peraltro, il paragrafo 27 della Raccomandazione Ue n. 12 del 2010, che non contiene riferimenti all’elezione, bensì alla scelta (“chosen”) tra pari, con tutt’altra accezione.

In definitiva, lo standard europeo preso a parametro di riferimento non obbliga affatto all’adozione, ma raccomanda piuttosto che, nell’organo di autogoverno, sia garantita la presenza di una elevata percentuale di magistrati scelti “tra pari”, a fini di salvaguardia dell’indipendenza esterna della categoria rispetto al potere politico.

Lo stesso Consiglio consultivo dei giudici europei ha chiarito che, tra le modalità di selezione della rappresentanza dei magistrati negli organi di autogoverno, non sussistono ostacoli all’elaborazione di metodi diversi dall’elezione diretta, come l’estrazione a sorte tra candidati eleggibili su base territoriale, similmente a quanto avviene per la formazione dei collegi giudicanti (parere Ccej n. 10/2007, par. 30).
Sempre il Ccej ha precisato che l’indipendenza dei singoli giudici esige “non soltanto l’esclusione di ogni influenza esterna, ma anche di quella che può essere esercitata all’interno del sistema giudiziario” al fine di “contrastare le indebite ingerenze”, allorquando “si tratti di decisioni delle autorità competenti che influiscono sulla carriera dei giudici (nomina, promozione, trasferimenti, procedure disciplinari e di valutazione, etc.)” (parere n. 23 del 2020).

In tale prospettiva è fatto divieto alle associazioni dei magistrati di influenzare le decisioni sulla carriera, riservandosi piuttosto alle libere aggregazioni private dei magistrati un ruolo di vigilanza rispetto ai rischi di politicizzazione dei lavori consiliari, al fine di garantire anche l’indipendenza interna dei singoli magistrati, atteso che essi debbono svolgere le loro funzioni senza restrizioni, influenze improprie, incentivi, pressioni, minacce o interferenze, dirette o indirette, da qualsiasi parte essi provengano (par. 2 Basic Principles on the Independence of the Judiciary, Assemblea Generale ONU 1985, risoluzioni 40/32 e 40/146), compresi quelli provenienti dai dirigenti del proprio ufficio o dai Consigli che amministrano la giurisdizione.

Questi sono gli standard internazionali cui l’Italia è vincolata, coerenti col principio secondo cui, in ogni sistema liberal-democratico, gli organi di autogoverno non devono interferire con l’indipendenza dei singoli giudici (par. 29 racc. Ue n. 12/2010) e ribaditi in vari documenti internazionali di soft law (es.: Statuto Universale del giudice).

Per questo considero i timori espressi dalla relatrice Onu fondati su riferimenti errati e obliterano la crisi nella quale versa da anni il governo autonomo dei magistrati italiani, bollando frettolosamente come pericolosi i rimedi da tempo suggeriti per evitarne la politicizzazione. Il sorteggio per la scelta dei componenti del Csm mira, appunto, a garantire neutralità tecnica all’organo di alta amministrazione e realizza la massima obiettività nella scelta tra pari, garantendo una selezione pienamente democratica tra esperti del diritto selezionati per concorso. Esso si prefigge di eliminare qualsiasi clientelismo e cordata elettorale, di preservare indipendenza interna ed esterna nella designazione dei suoi componenti, di stroncare sul nascere le storture derivanti dagli apparentamenti partitico-correntizi nell’esercizio delle funzioni consiliari.

Trovo invece che la tempistica dell’intervento della relatrice Onu susciti, piuttosto, non poche perplessità, rischiando, suo malgrado, di assumere i connotati di una vera e propria interferenza sul potere legislativo di uno Stato sovrano o, ancor peggio, di una sollecitazione alla violazione del principio di separazione dei poteri sul versante dei rapporti tra Governo e Parlamento italiani.

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